Afanasij Afanasievich FET

Note biografiche

Afanasij Afanasievich Fet nasce il 23 novembre 1820 nella tenuta paterna di Novoselki, distretto di Mcensk (più noto forse al lettore per una tremenda Lady Macbeth), governatorato di Orel. Il padre, A. N. Shenshin, ufficiale a riposo, aveva sposato una tedesca. Il matrimonio però, contratto all’estero, non era valido in Russia, e nel ’35, il Concistoro di Orel (qualcosa come una nostra curia vescovile), dichiarò il quindicenne Afanasij figlio illegittimo, privandolo così di molti diritti civili, cognome e eredità compresi (solo nel ’76, a cinquantasei anni, un decreto dello zar autorizzerà Fet ad aggiungere il cognome paterno a quello della madre, Foeth, in grafia occidentale).

Il ragazzo è mandato a studiare a Vyru, in Lettonia, presso un convitto tedesco. Insegnamento base, lingue antiche e matematica. Nell’agosto del ’38 s’iscrive all’università di Mosca, facoltà di lettere, filologia classica. Pubblica nel ’40, a sue spese, Il Pantheon lirico, una raccolta di versi ‘molto immaturi’ – così almeno li giudica il Mirskij. Dal ’42 collabora ai Quaderni Patriottici di Kraevskij, e alcune sue liriche appaiono sul Moskvitjanin. Nel ’45, terminata l’università, e con l’intento di procurarsi a ogni costo un titolo nobiliare, Fet inizia la carriera militare come sottufficiale di cavalleria, in Crimea. Si congederà dopo quindici anni col grado di Capitano della Guardia, il minimo richiesto per essere iscritti nell’albo della nobiltà russa. Finisce intanto in tragedia una storia d’amore con certa Maria Lazic. Nel ’50 escono i Versi di A.Fet, che gli guadagnano una vasta reputazione nell’ambiente letterario. Trasferito in un reggimento di ulani con sede a Pietroburgo, il giovane ufficiale collabora a diverse riviste culturali. Esce una raccolta di poesie curata da Turgenev, col quale stringe una solida amicizia (come pure con Tolstoj: quando i due romanzieri litigheranno, in casa sua, sarà lui stesso a fare da paciere e, dopo molti anni, a riconciliarli). Viaggia brevemente all’estero: Germania, Francia, Italia. Nel ’60 sposa certa M. P. Botkina: è un matrimonio d’interesse, contratto col preciso scopo d’acquistare, con le sostanze di lei, una tenuta nello stesso distretto di  Mcensk, Stepanovka, dove gli sposi vanno ad abitare. Nel frattempo la giovane generazione di radicali attacca duramente la sua poetica, che ha per oggetto la pura emozione estetica, alla Verlaine, senza il minimo interesse per le “sofferenze del popolo”. Per quanto lo stesso Nekrasov, l’idolo dei radicali (e di tutta la critica letteraria), sia un suo fervente ammiratore, Fet è giudicato un poeta di destra, reazionario, e la sua opera quanto meno insignificante. La campagna denigratoria lo costringe al silenzio, non all’inoperosità: fra un impegno e l’altro di proprietario terriero - si tratta d’una tenuta di 200 ettari - Fet si occupa di filosofia, traduce Goethe e Schopenhauer. Nel ’73 gli viene concessa, per decreto dell’Imperial Senato, “l’annessione alla stirpe di suo padre Shenshin, con tutti i titoli e i diritti appartenenti alla stirpe”. Ottenuto quello che appare essere l’unico scopo della sua vita, diventare figlio di suo padre, vende le proprietà di Mcensk e acquista Vorob’evka, una vasta tenuta nel governatorato di Kursk. Fra l’85 e il ’91 escono quattro raccolte di poesie col titolo di Fuochi nella sera, e due volumi di Memorie. Per le traduzioni degli amati Catullo, Orazio, Virgilio, è eletto nell’86 membro-corrispondente dell’Accademia delle Scienze. Un altro volume di prose, I primi anni della mia vita, uscirà nel’93, a un anno dalla morte.

Spirito pagano, panteista, anticristiano per natura (o per acquisizione: con tutto quello che avrà dovuto ingoiare nella sua adolescenza, e giovinezza, ortodossamente illegittime – e sarebbe interessante ripercorrere il filo d’ogni sua scelta di vita alla luce di quel fondante tabù), quando, settantenne, gli attacchi d’asma gli resero intollerabile la vita, manifestò più volte propositi suicidi. In casa lo tenevano d’occhio giorno e notte. Ma una volta che fu lasciato solo un attimo, afferrò un coltello dalla tavola e tentò d’uccidersi. Solo che la punta era smussata, e gli procurò soltanto qualche graffio: fu l’emozione, a lungo repressa, del suicidio, che lo stroncò con un infarto.

In fondo, una procedura simile (la trasformazione d’emozioni represse in violenza creatrice), Fet aveva adottato nella sua opera, come scrive il Mirskij (a cui devo molto di questa nota, oltreché l’interesse per il poeta): “A partire dal 1880... Fet accentuò il suo carattere metafisico... La sua sintassi diviene più difficile e condensata, a volte oscura, qua e là simile a quella dei sonetti di Shakespeare. Le vette più alte raggiunte dalla tarda poesia fetiana sono quelle dei poemi d’amore, certamente i più straordinari, densi e appassionati che siano stati scritti da chiunque in questo scorcio di secolo (non eccettuato Goethe). Qui il metodo fetiano d’utilizzare esclusivamente emozioni represse per creare poesia produce i suoi risultati più alti. Questi poemi hanno una saturazione tale che sembrano la quintessenza d’una vita appassionata; essi stanno tra le gemme più preziose della poesia russa”. (D. S. Mirskij, Storia della letteratura russa, Garzanti 1965)

Fuori di Russia, e non solo in Italia, Fet è pressoché sconosciuto. Qualche sua lirica è tradotta in Lirici russi del secolo aureo, a cura di G. Gandolfi, Lanciano 1927.  Una poesia, con nota critica, è presente ne Il fiore del verso russo, di R. Poggioli, Torino 1940.

f.g. aprile 2004

(già apparso, con alcune liriche, su Nuovi Argomenti, n.27/2004)

 

Antologia di liriche

testo russo a fronte, traduzioni di Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Se io potessi, nel fugace volo...

Come un richiamo tormentoso, e vano...

Perché con tutti sono buona e cara...

Hanno aperto le dita nuovamente...

C’è una forza, un fulgore nelle notti...

Cos’è che echeggia nell’ombrosa sera?

Ci splendeva la vita, suscitando...

Ancora amo, ancora mi tormento...

Domani - non lo so, non ci distinguo...

Io dico che mi piace star con te...

L'autunnale riflesso dell'aurora...

Non attribuire a fredda indifferenza...

 

Altri versi in russo:

http://public-library.narod.ru/Fet.Afanasiy/


***

Когда б в полете скоротечном

Того, что призывает жить,

Я мог,- по выборе сердечном,

Любые дни остановить,-

 

Порой, когда томит щедротой

Нас сила непонятно чья,

На миг пленился б я заботой

Детей, прудящих бег ручья,

 

И, поджидая и ревнуя,

В пору любви, в тиши ночной,

Я б под печатью поцелуя

Забыл заре воскликнуть: "Стой!"

 

Перед зеленым колыханьем

Безбрежных зреющих полей

Я б истомился ожиданьем

Тяжелых, неподсильных дней.

 

Я б ждал, покуда днем бесшумным

Замрет тоскливый труд и страх,

Когда вся рожь по тесным гумнам

Столпится в золотых скирдах.

 

1870 (?)

***

Se io potessi, nel fugace volo

Di ciò che incalza a vivere, arrestare

Qualche momento a scelta del mio cuore,

Le volte che oltremodo ci tormenta

 

Incomprensibilmente qualche forza,

Per un istante resterei incantato

Dall’impegno che mettono i ragazzi

A sbarrare la corsa d’un ruscello.

 

E, aspettando, zelante, nel silenzio

Della notte, nell’ora dell’amore,

Sotto l’impronta d’un tenero bacio

Scorderei d’esclamare all’alba: “Férmati!”

 

Così davanti al verde ondeggiamento

Di sconfinati campi che maturano,

Mi sfinirei nella penosa attesa

Di giornate pesanti, insostenibili.

 

Aspetterei quel silenzioso giorno

In cui l’angoscia, la paura muore,

Quando tutta la segale è ammassata

Sull’aia fitta di covoni d’oro.

 

1870 (?)


Томительно-призывно и напрасно

Твой чистый луч передо мной горел;

Немой восторг будил он самовластно,

Но сумрака кругом не одолел.

 

Пускай клянут, волнуяся и споря,

Пусть говорят: то бред души больной;

Но я иду по шаткой пене моря

Отважною, нетонущей ногой.

 

 

Я пронесу твой свет чрез жизнь земную;

Он мой - и с ним двойное бытие

Вручила ты, и я - я торжествую

Хотя на миг бессмертие твое.

 

1871

Come un richiamo tormentoso, e vano,

Brillò davanti a me il tuo puro raggio;

Despota suscitò muto entusiasmo,

Ma non sconfisse il buio tutt’intorno.

 

Lascia che maledicano, agitandosi

E discutendo, lasciali pur dire

Che è delirio d’anima malata:

Io volo con leggero, ardito passo,

Sulla schiuma fuggevole del mare.

 

Io porto la tua luce in questa vita

Terrena: essa è mia – e con lei m’hai dato

Una doppia esistenza, e io – io canto

La tua immortalità, sia pure un attimo.

 

1871

 


***

 

Отчего со всеми я любезна,

Только с ним нас разделяет бездна?

Отчего с ним, хоть его бегу я

Не встречаться всюду не могу я?

Отчего, когда его увижу,

Словно весь я свет возненавижу?

Отчего, как с ним должна остаться,

Так и рвусь над ним же издеваться?

Отчего - кто разрешит задачу?-

До зари потом всю ночь проплачу?

 

1882

***

 

Perché con tutti sono buona e cara

E soltanto con lui s’apre un abisso?

Perché con lui, sebbene io lo sfugga,

Non mi posso incontrare dappertutto?

Perché tutte le volte che l’incontro

Mi viene in odio tutto quanto il mondo?

Perché quando ho da stare insieme a lui,

Mi viene così voglia di picchiarlo?

Perché – chi sa risolvere il problema? –

Poi fino all’alba tutta notte piango?

 

1882


***

Страницы милые опять персты раскрыли;

Я снова умилен и трепетать готов,

Чтоб ветер иль рука чужая не сронили

Засохших, одному мне ведомых цветов.

 

 

О, как ничтожно все! От жертвы жизни целой.

От этих пылких жертв и подвигов святых -

Лишь тайная тоска в душе осиротелой

Да тени бледные у лепестков сухих.

 

 

Но ими дорожит мое воспоминанье;

Без них все прошлое - один жестокий бред,

Без них - один укор, без них - одно терзанье,

И нет прощения, и примиренья нет!

 

 

29 мая 1884

***

Hanno aperto le dita nuovamente

Le care pagine, e di nuovo, ancora,

M’intenerisco e sono pronto a fremere,

Che vento o mano estranea non rovinino

I fiori secchi, noti solo a me.

 

Ah come tutto, tutto è miserevole!

Dal sacrificio d’un’intera vita,

Da queste sante imprese e aspre rinunce,

Solo segreta angoscia all’anima orfana,

E ombre stinte in petali appassiti.

 

Ma di loro s’allieta la memoria;

Tutto è perduto senza loro: solo

Un crudele delirio senza loro,

Solo rimorso, solamente strazio,

Senza perdono né rassegnazione.

 

29 maggio 1884


***

 

Есть ночи зимней блеск и сила,

Есть непорочная краса,

Когда под снегом опочила

Вся степь, и кровли, и леса.

 

Сбежали тени ночи летней,

Тревожный ропот их исчез,

Но тем всевластней, тем заметней

Огни безоблачных небес.

 

Как будто волею всезрящей

На этот миг ты посвящен

Глядеть в лицо природы спящей

И понимать всемирный сон.

 

1885

***

 

C’è una forza, un fulgore nelle notti

D’inverno, una bellezza immacolata,

Quando sotto la neve è addormentata

Tutta la steppa, le boscaglie, i tetti.

 

Fuggite le ombre delle notti estive,

Scomparso il loro inquieto mormorio,

Son tanto più possenti,  più avvertibili,

Le fiaccole del cielo senza nuvole.

 

E’ come se un volere onniveggente

T’iniziasse in questo attimo a guardare

In volto la natura, mentre dorme,

E comprendere il sogno universale.

 

1885

 


 

***

Что за звук в полумраке вечернем? Бог весть,-

 

То кулик простонал или сыч.

 

Расставанье в нем есть, и страданье в нем есть,

 

И далекий неведомый клич.

 

 

 

Точно грезы больные бессонных ночей

 

В этом плачущем звуке слиты,-

 

И не нужно речей, ни огней, ни очей -

 

Мне дыхание скажет, где ты.

 

10 апреля 1887

***

Cos’è che echeggia nell’ombrosa sera?

Geme il chiurlo, o l’allocco? Iddio lo sa, –

C’è un distacco in quel suono, un patimento,

E un richiamo lontano, misterioso.

 

Sogni malati di nottate insonni

Son come confluiti in quel lamento, –

Ma luci, occhi, parole non occorrono –

Un fiato me lo dice, dove sei.  

 

10 aprile 1887

***

 

Светил нам день, будя огонь в крови...

Прекрасная, восторгов ты искала

И о своей несбыточной любви

Младенчески мне тайны поверяла.

 

 

Как смог, слепец, я не видать тогда,

Что жизни ночь над нами лишь сгустится,

Твоя душа, красы твоей звезда,

Передо мной, умчавшись, загорится.

 

И, разлучась навеки, мы поймем,

Что счастья взрыв мы промолчали оба

И что вздыхать обоим нам по нем,

Хоть будем врознь стоять у двери гроба.

 

9 июня 1887

 

***

 

Ci splendeva la vita, suscitando

Il fuoco nelle vene... Tu, bellissima,

D’entusiasmi eri in cerca, e d’un tuo amore

Impossibile i candidi segreti

Di giovinetta a me li confidavi.

 

Come fui cieco a non vedere allora,

Che appena annotterà su noi la vita,

Brillerà, stella della tua bellezza,

Davanti a me, fuggita, la tua anima.

 

Lasciandoci per sempre, capiremo

Che un’esplosione di felicità

Tacemmo entrambi, e a entrambi ora non resta

Che sospirar di lei fino alla tomba.

 

9 giugno 1887


***

 

Еще люблю, еще томлюсь

Перед всемирной красотою

И ни за что не отрекусь

От ласк, ниспосланных тобою.

 

Покуда на груди земной

Хотя с трудом дышать я буду,

Весь трепет жизни молодой

Мне будет внятен отовсюду.

 

Покорны солнечным лучам,

Там сходят корни в глубь могилы

И там у смерти ищут силы

Бежать навстречу вешним дням.

 

1890

***

 

Ancora amo, ancora mi tormento

Davanti alla bellezza universale,

E a nessun costo io rinnegherò

Le carezze che m’hai donato tu.

 

Fin quando in questo mio petto terreno

Sia pure con affanno avrò un respiro,

Tutto il fremito d’una vita giovane

In tutte le mie membra apparirà.

 

Poi, ubbidienti al sole, muoveranno

Le radici nel fondo della fossa:

Là, nella morte, cercheranno forza

D’andare incontro al dì di primavera.

 

1890

 


 

***

Завтра - я не различаю;

Жизнь - запутанность и сложность!

Но сегодня, умоляю,

Не шепчи про осторожность!

 

Где владеть собой, коль глазки

Влагой светятся туманной,

В час, когда уводят ласки

В этот круг благоуханный?

 

Размышлять не время, видно,

Как в ушах и в сердце шумно;

Рассуждать сегодня - стыдно,

А безумствовать - разумно.

 

25 января 1891
***

Domani - non lo so, non ci distinguo;

La vita è bizzarria, complicazione!

Ma oggi non venirmi, te ne supplico,

A bisbigliare di moderazione!

 

Dominare che parte di noi stessi,

Se in un velo di nebbia gli occhi luccicano,

Nell’ora in cui ci attiran le carezze

In questo cerchio di soavità?

 

Non è tempo, è evidente, di riflettere,

Quando fra cuore e orecchi è tutto un chiasso;

E’ una vergogna ragionare, oggi:

Ragionevole è darsi alla follia.

 

25 gennaio 1891


***

Я говорю, что я люблю с тобою встречи

За голос ласковый, за нежный цвет ланит,

За блеск твоих кудрей, спадающих на плечи,

За свет, что в глубине очей твоих горит.

 

О, это все - цветы, букашки и каменья,

Каких ребенок рад набрать со всех сторон

Любимой матери в те сладкие мгновенья

Когда ей заглянуть в глаза так счастлив он.

 

29 мая 1891

***

Io dico che mi piace star con te

Per la tua voce tenera, le gote,

Il riflesso dei boccoli cadenti,

La luce che ti brilla in fondo agli occhi.

 

Ma sono – questi – fiori, mosche e sassi,

Che il lieto bimbo porta da ogni dove

Alla sua mamma, in quei dolci momenti

Che la guarda negli occhi, ed è felice.

 

29 maggio 1891

 


 

***

Опять осенний блеск денницы

Дрожит обманчивым огнем,

И уговор заводят птицы

Умчаться стаей за теплом.

 

И болью сладостно-суровой

Так радо сердце вновь заныть,

И в ночь краснеет лист кленовый,

Что, жизнь любя, не в силах жить.

 

7 сентября 1891

***

L'autunnale riflesso dell'aurora

Di nuovo trema d’ingannevol fuoco,

E richiami si lanciano gli uccelli

A volarsene a stormi verso il caldo.

 

E così lieto è il cuore, che di nuovo

Può alle sue lagne dolceamare cedere,

E a notte arrossa l’acero che deve,

La vita amando, senza forze vivere.

 

7 settembre 1891


***

 

Не отнеси к холодному бесстрастью,

Что на тебя безмолвно я гляжу;

Ступенями к томительному счастью

Не меньше я, чем счастьем, дорожу.

 

С собой самим мне сладко лицемерить,

Хоть я давно забыл о всем ином,

И верится, и не хочу я верить,

Что нет преград, что мы одни вдвоем.

 

Мой поцелуй, и пламенный и чистый,

Не вдруг спешит к устам или щеке;

Жужжанье пчел над яблонью душистой

Отрадней мне замолкнувших в цветке.

 

15 февраля 1892

***

 

Non attribuire a fredda indifferenza

Se ti guardo in silenzio: è che i gradini

Alla spossante felicità apprezzo

Non meno della felicità stessa.

 

Mi piace far l’ipocrita con me,

Al punto che ho scordato tutto il resto,

E credo, sì, ma non lo voglio credere,

Che non ho intralci, che siamo un tutt’uno.

 

Il mio bacio, appassionato e puro,

Non s’affretta alla bocca o sulla gota;

L’ape che ronza sul fragrante melo

Amo più della muta dentro al fiore.

 

15 febbraio 1892