ONEGIN

di Aleksandr Sergeyevich Pushkin

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XXXIII.

Когда благому просвещенью

Отдвинем более границ,

Со временем (по расчисленью

Философических таблиц,

Лет чрез пятьсот) дороги верно

У нас изменятся безмерно:

Шоссе Россию здесь и тут,

Соединив, пересекут.

Мосты чугунные чрез воды

Шагнут широкою дугой,

Раздвинем горы, под водой

Пророем дерзостные своды,

И заведет крещеный мир

На каждой станции трактир.







XXXIV.

Теперь у нас дороги плохи, 22

Мосты забытые гниют,

На станциях клопы да блохи

Заснуть минуты не дают;

Трактиров нет. В избе холодной

Высокопарный, но голодный

Для виду прейскурант висит

И тщетный дразнит аппетит,

Меж тем, как сельские циклопы

Перед медлительным огнем

Российским лечат молотком

Изделье легкое Европы,

Благословляя колеи

И рвы отеческой земли.



22 Le nostre strade sono un giardino per gli occhi: alberi, cigli erbosi, fossi. Molto lavoro, molta gloria. Peccato che talvolta siano impraticabili. Dagli alberi che fanno da sentinella i viaggiatori guadagnano poco; la strada, dirai, è buona, e ti salta in mente il verso: “per chi va a piedi!” In Russia si viaggia bene [in vettura] solo in due casi: quando scricchiolando rabbioso il nostro Mac Adam o Mac Eva inverno lancia il suo devastante assalto, incatena la strada con la sua ghisa ghiacciata e la prima neve ricopre le sue impronte con una sabbia piumosa. O quando penetra nei campi una siccità così torrida che perfino una mosca riesce a guadare a occhi chiusi una pozzanghera.

“La stazione [di posta]”. Principe Vjazemskij [NdA]

XXXIII

Quando sposteremo i limiti

Dell’emerita istruzione,

Col tempo (ossia, stando ai calcoli

Di tabelle filosofiche, 23

Fra cinquecento anni circa)

Cambieranno di sicuro

Da così a cosà le strade:

Il selciato dappertutto

Attraverserà, riunendola,

La Russia. Sopra i fiumi

Passeranno a grandi arcate

Ponti in ghisa; muoveremo

Le montagne, scaveremo

Volte audaci sotto l’acqua,

E a ogni posta il buon cristiano

Piazzerà una trattoria.



XXXIV

Ma oggigiorno che sfacelo,

Le nostre strade: marciscono,

Dimenticati, i ponti;

Nelle poste pulci e cimici

Non ti danno tregua un attimo;

Niente trattorie; per mostra

Nell’izbà gelata penzola

Una lista di cibarie:

Tronfia quanto magra stuzzica

Un inutile appetito.

Rustici ciclopi intanto,

A un incerto fuocherello,

Col martello russo aggiustano

Il leggero manufatto

Dell’Europa (patrie buche

E rotaie benedicendo).



23 Allusione alle statistiche del barone Charles Dupin (1784-1873), matematico e ingegnere francese, pubblicate nel 1827.