Grandi feste per “Živago” in Italia. A Roma, Firenze e soprattutto Milano. Si festeggia un compleanno importante. I 50 anni dalla sua pubblicazione, avvenuta proprio in Italia ad opera di Feltrinelli; e soprattutto grazie all’intuito e all’opera svolta dietro le quinte di uno dei più geniali slavisti italiani: Pietro Zveteremich. Anche il figlio di Pasternak glielo ha riconosciuto apertamente in un intervista rilasciata al “Corriere della Sera” di due anni fa: «mi sembra giusto ricordare che il vero protagonista fu il traduttore Zveteremich, che per la sua modestia rimase sempre nell’ombra. Fu lui che seppe convincere Feltrinelli della necessità di editare l’opera …».
Oggi viene alla luce per la stessa casa editrice una nuova traduzione a cura di uno slavista diverso e nella quale non entriamo nel merito. Vogliamo invece curiosare nelle vicende che accompagnarono le traduzioni e le edizioni fino al 1994, quando Mondatori, acquistati i diritti da Feltrinelli, pubblica per la collana “Meridiani” la traduzione completamente rivista dallo stesso Zveteremich. Lo slavista, pressato dalle esigenze di immediata pubblicazione, non era soddisfatto della sua prima edizione – anche se lo stesso Boris Pasternak gli aveva scritto che la sua era «la migliore traduzione al mondo». Possiamo dire che per quasi per tutta la vita Zveteremich sia stato inseguito dal desiderio di consegnare ai lettori una versione «filologicamente accertata». Questo desiderio sembrò essere stato appagato nel marzo del 1992 quando porta a termine la nuova traduzione.
Fin qui tutto normale: da un lato un testo da tradurre, dall’altro una persona che ha l’esigenza di perfezionare il proprio lavoro. Se non venissimo a sapere (vedi di seguito i documenti) che quelle edizioni del Dottor Živago che tutti noi abbiamo letto per tanti anni non sono proprio quelle di Zveteremich, ma sono state “riviste” da zelanti operatori delle grandi case editoriali in questione. Senza che l’autore ne fosse a conoscenza? Eh sì! Sembra proprio di sì. Censori dell’industria editoriale hanno compiuto il loro lavoro di adattamento alle esigenze del mercato; sembra infatti che la giustificazione degli interventi sia stata quella di avere «un testo più fruibile dalle masse». Che corrispondesse a quello russo non era poi così importante.
Ci chiediamo ora che cosa significhi quanto scritto nel risvolto di copertina dell’edizione 2007: «come per tutti i grandi classici, si è ritenuto doveroso offrire al lettore una nuova traduzione». Né la traduttrice, Serena Prina nelle sua “Nota alla traduzione” ce lo spiega; si limita a dire che essa si fonda sull’edizione delle Opere complete di Pasternak del 2004, ma non ci dice niente dei criteri eventualmente adottati e del perché si sia giunti alla formulazione di una nuova traduzione; men che meno si fa riferimento al suo predecessore. L’unico criterio sembrerebbe quello della temporalità: la traduzione della Prina segue di 15 anni quella di Zveteremich, quindi meglio così.
Insomma un nuovo versione del prodotto per rilanciare lo stesso prodotto. Quanto successo in passato conta poco. Bisogna andare avanti. E noi invece, lettori consumatori retrò, attendiamo ancora che ci venga restituito il testo “originale” della traduzione del 1992. Sappiamo con certezza della promessa in tal senso fatta dagli editori agli eredi Zveteremich. Promesse da marinaio.
Fin qui tutto normale: da un lato un testo da tradurre, dall’altro una persona che ha l’esigenza di perfezionare il proprio lavoro. Se non venissimo a sapere (vedi di seguito i documenti) che quelle edizioni del Dottor Živago che tutti noi abbiamo letto per tanti anni non sono proprio quelle di Zveteremich, ma sono state “riviste” da zelanti operatori delle grandi case editoriali in questione. Senza che l’autore ne fosse a conoscenza? Eh sì! Sembra proprio di sì. Censori dell’industria editoriale hanno compiuto il loro lavoro di adattamento alle esigenze del mercato; sembra infatti che la giustificazione degli interventi sia stata quella di avere «un testo più fruibile dalle masse». Che corrispondesse a quello russo non era poi così importante.
Ci chiediamo ora che cosa significhi quanto scritto nel risvolto di copertina dell’edizione 2007: «come per tutti i grandi classici, si è ritenuto doveroso offrire al lettore una nuova traduzione». Né la traduttrice, Serena Prina nelle sua “Nota alla traduzione” ce lo spiega; si limita a dire che essa si fonda sull’edizione delle Opere complete di Pasternak del 2004, ma non ci dice niente dei criteri eventualmente adottati e del perché si sia giunti alla formulazione di una nuova traduzione; men che meno si fa riferimento al suo predecessore. L’unico criterio sembrerebbe quello della temporalità: la traduzione della Prina segue di 15 anni quella di Zveteremich, quindi meglio così.
Insomma un nuovo versione del prodotto per rilanciare lo stesso prodotto. Quanto successo in passato conta poco. Bisogna andare avanti. E noi invece, lettori consumatori retrò, attendiamo ancora che ci venga restituito il testo “originale” della traduzione del 1992. Sappiamo con certezza della promessa in tal senso fatta dagli editori agli eredi Zveteremich. Promesse da marinaio.
“Traduzione alterata a mia insaputa”Da Scritti di Letteratura e cultura russa di Pietro Antonio Zveteremich, Herder Editore, Roma 1996.Ma intensa, quasi logorante, è la totale revisione del Dottor Živago, alla quale comincia a lavorare nel 1990 per la collana dei “Meridiani” dell’editore Mondadori. A Zveteremich viene proposto «di rivedere il testo, affinché lo si abbia definitivo e di tradurre ex novo le cento pagine inedite da aggiungere in appendice; inoltre rivedere i racconti Disamore, Inizio di un romanzo di Patrik e Storia di una controttava. Al suo amico Luciano De Maria scrive, direttore dei Meridiani, Zveteremich scrive: «Ma che cosa significa “rivedere il D. Z. e dare di esso un testo definitivo”? Un lavoro serio, tanto più nel caso dato, deve tener presenti quattro testi, ovvero tre italiani (la mia prima stesura fatta in fretta e in furia tra il marzo e l’agosto ’57, che esce già alterata, a mia insaputa, per l’arbitraria revisione affidata a due persone, di cui l’una non sapeva il russo, l’altra non sapeva l’italiano […]); e naturalmente il testo russo del povero Pasternak. Mi accingo dunque, se sei d’accordo, a compiere una rilettura totale, riga per riga, parola per parola, con il testo russo a fronte e l’occhio alle tre versioni esistenti […]»
(Pag XXXVII, nota a cura di Dina Rinaldi Zveteremich)Il 2 marzo 1992 scrive a L. De Maria: Ho finalmente terminato l’improba impresa. […] Adesso abbiamo un testo filologicamente accertato. Stilisticamente? Questione di gusto e di stile, di una diversa concezione della scrittura. Ciò è sempre possibile, opinabile, contestabile. Qui affermo che oggi abbiamo la traduzione più sicura del D. Ž., credo anche la più bella come resa italiana dall’originale russo […]. Che cosa ti devo dire, senza tediarti? Che è stato un lavoro massacrante, ab imis […] Ma mi ha pure dato soddisfazione: lo confesso. Sono felice d’averlo portato a termine questo Pasternak m’inseguirà per tutta la vita!». (Pag. XVIII) ***
La traduzione del Dottor Živago contenuta in questa edizione mondadoriana [Milano, 1994] non corrisponde che in parte a quella completamente riveduta da Zveteremich. Dopo la sua morte, la traduzione subì un rimaneggiamento redazionale che alterò e modificò arbitrariamente in più punti il testo rivisto dal traduttore. |
Altri documenti correlati presenti nel sito:
- Živago tradito -Storia di una traduzione saccheggiata Uno scambio epistolare indedito fra Zveteremich e De Maria.
- Un delitto contro la cultura: la nota con cui Zveteremich convinse Feltrinelli a pubblicare Il Dottor Živago
- Gli Anatemi per Živago (Il centenario della nascita di Pasternak) di P. Zveteremich (febbraio, 1990)