Per lungo tempo, l'Unione Sovietica ha dominato l'hockey europeo, contendendo ai Maestri Canadesi l'egemonia internazionale; tuttavia, a differenza delle altre nazioni del Vecchio Continente, l'URSS diventò una potenza soltanto al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Gli abitanti della Russia praticavano da diverso tempo dei giochi con mazze e palline che verso la fine del XIX secolo si trasformarono gradualmente nel bandy russo (chiamato dagli storici Russian Hockey), disciplina derivata dal bandy "tradizionale", che stava conseguendo successo in tutta l'Europa del Nord, in particolare in Svezia.
Sebbene si stesse diffondendo in tutta l'Europa, l'hockey canadese non sembrava attecchire in Unione Sovietica, tanto che soltanto nel 1932 gli sportivi russi poterono assistere ad una dimostrazione di questo gioco: al termine delle Olimpiadi di Lake Placid, la nazionale tedesca si recò a Mosca per disputare alcune partite contro il Centralnyi Dom Krasnoi Armii (CDKA - Casa Centrale dell'Esercito Sovietico) e una selezione di giocatori moscoviti; nonostante la medaglia di bronzo olimpica, la Germania rimediò tre sconfitte, tra l'altro senza segnare nemmeno una rete.
Dalle origini ai meravigliosi anni '70
La squadra del CSKA nel 1937
Nel 1939 l'Istituto di Cultura Fisica di Mosca inserì all'interno del proprio programma l'hockey canadese, che però pareva senza grande futuro in Unione Sovietica: i Russi, infatti, preferivano ancora il bandy e, con estremo disprezzo, chiamavano la disciplina nordamericana "Western Hockey".
Soltanto nel 1946, al termine della Seconda Guerra Mondiale, fu organizzato il primo campionato nazionale, cui parteciparono 12 squadre: superando il CDKA di Anatoly Tarasov, la Dinamo Mosca di Arkady Chernishev si aggiudicò il titolo inaugurale.
Nel dopo guerra, il CDKA era noto anche come CDSA (Centralnyi Dom Soverskoi Armii); la Dinamo Mosca era collegata al Ministero degli Interni, il quale controllava la Polizia di Stato e inizialmente anche i Servizi Segreti (KGB).
Immediatamente, la capitale s'impose come la città dominante per l'hockey, infatti, le squadre principali del campionato, oltre a CDKA e Dinamo, furono i Krylia Sovetov (Soviet Wings - supportati dal sindacato degli aviatori) e lo Spartak (supportato dal sindacato dei lavoratori della "Light and Food" Industry). Tra gli anni '40 e '50, nacquero altre formazioni che cercarono (almeno in parte) di arginare il dominio moscovita, tra cui l'Ak Bars Kazan, l'Avangard Omsk, il Khimik Voskresensk, il Metallurg Magnitogorsk, il Metallurg Novokuznetsk, il Molot Perm, il Torpedo Yaroslavl e il Traktor Chelyabinsk.
Assieme a Tarasov e Chernishev, un'altra figura chiave fu Vsevolod Bobrov, che, dopo aver praticato il calcio ad alti livelli, si dedicò all'hockey su ghiaccio, militando nel Voenno-Vozdushnye Sily (VVS - la squadra dell'Aeronautica Militare, da non confondersi con i Krylia Sovetov). Quella formazione fu davvero leggendaria, ma molti dei suoi componenti morirono in un tragico incidente aereo nel gennaio del 1950; Bobrov, fortunatamente, non era presente in quella sciagura e continuò la propria carriera ad altissimi livelli: nella stagione 1950-51, Bobrov stabilì un record ancora imbattuto, realizzando 10 reti in un'unica partita. Quando nel 1953 Stalin morì, il VVS terminò la propria esistenza, fondendosi con il CDKA: il Ministero della Difesa, infatti, creò il Centralnyi Sportivnyi Klub Ministerstva Oborony (CSK MO - Club Centrale Sportivo del Ministero della Difesa), che nel 1960 si trasformò nel Centralnyi Sportivnyi Klub Armii (CSKA); oltre al CSKA, il Ministero della Difesa aveva istituito alcune compagini in altre città, come ad esempio l'SKA a Leningrado.
In questo articolo, per facilità, sarà sempre utilizzato il nome CSKA anche per le stagioni precedenti al 1960; la squadra dell'Armata Rossa di Leningrado fu fondata nel 1946, ciononostante il nome CSKA fu coniato nel 1959.
Nel 1948, l'LTC Praga, una delle migliori formazioni europee, si recò a Mosca per sfidare una selezione dei principali giocatori russi in tre esibizioni, rimediando però una sola vittoria, a fronte di un pareggio e di una sconfitta; i risultati di quelle partite furono la dimostrazione evidente dell'alto livello dell'hockey sovietico.
Negli anni '50, l'URSS era pronta per le competizioni internazionali: dopo il debutto ai Giochi Studenteschi di Vienna nel 1953, l'Unione Sovietica, un anno più tardi, partecipò per la prima volta ai Campionati del Mondo (organizzati a Stoccolma), vincendo la medaglia d'oro. Esiste un simpatico aneddoto riguardo la partita tra Canada e URSS di quel torneo: qualche giorno prima su un quotidiano locale, comparve una vignetta in cui Bobrov, vestito da scolaretto, seguiva attentamente una lezione sull'hockey tenuta da un giocatore canadese; tutta la nazionale sovietica espresse il proprio disappunto per quel disegno, tanto che il giorno dopo la squadra nordamericana fu ridicolizzata 7-2. Nel 1956, a Cortina d'Ampezzo, l'URSS fece il suo debutto olimpico, ovviamente coronato dalla medaglia d'oro, grazie ad una vittoria per 2-0 sul Canada.
I principali giocatori di quella nazionale furono:
- Vsevolod Bobrov, Viktor Shuvalov, Yevgeny Babich, che formarono la prima storica linea offensiva sovietica.
- Il difensore Nikolai Sologubov
- Il portiere Nikolai Puchkov.
Quando pensiamo all'Unione Sovietica, ci vengono sempre in mente le celeberrime maglie rosse, tuttavia nelle prime apparizioni, l'URSS sfoggiò un'insolita divisa blu scuro.
Già a partire degli anni '50, erano state tracciate le caratteristiche del gioco sovietico, basato sui passaggi, sulla velocità dei pattinatori, sulla disciplina e sulla collettività, uno stile molto diverso da quello proposto dal Canada: le grandi menti erano Anatoly Tarasov, non a caso chiamato il Padre dell'Hockey Russo, e Arkady Chernishev, il cui ruolo è stato spesso sottovalutato soprattutto dagli osservatori nordamericani; Chernishev, oltre ad essere il vero head coach della nazionale, era un perfetto complemento per il focoso Tarasov.
Gli allenamenti erano davvero massacranti, anche a causa della mancanza di impianti adeguati: molto spesso l'unica possibilità era allenarsi all'aperto durante i durissimi inverni russi e, per evitare lo scioglimento delle superfici ghiacciate, gran parte dell'attività era svolta di notte.
Nonostante un periodo di sconfitte in seguito al trionfo di Cortina, l'URSS era pronta a dominare l'hockey internazionale: dopo la vittoria mondiale del 1963, la nazionale sovietica si trasformò in un'autentica corazzata che si aggiudicò tutte le competizioni fino al 1971, comprese le Olimpiadi di Innsbruck (1964) e Grenoble (1968).
I principali giocatori degli anni '50 - '60 furono:
- Boris Mayorov (Capitano), Yevgeny Mayorov, Viacheslav Starshinov, celeberrima linea offensiva dello Spartak Mosca.
- Konstantin Loktev, Venjamin Alexandrov, Alexander Almetov, celeberrima linea del CSKA.
- Viktor Kuzkin, Alexander Ragulin, possenti difensori del CSKA.
- Vitaly Davidov, difensore della Dinamo Mosca.
Tuttavia, la vera stella degli anni '60 fu Anatoli Firsov, splendida ala sinistra dell'Armata Rossa: grazie ad un tiro molto preciso, Firsov fu la punta di diamante della nazionale, che, grazie alle reti del proprio fuoriclasse, poté gioire per innumerevoli successi.
Sebbene l'URSS fosse una squadra completa in ogni reparto, la porta non fu mai difesa da un campione: dopo il ritiro di Puchkov, i suoi sostituti Viktor Konovalenko e Viktor Zinger non seppero mai dare sufficienti garanzie alla squadra, alternando ottime prestazioni a partite mediocri.
Tuttavia nel 1968, Anatoly Tarasov scovò, nelle formazioni giovanili del CSKA, Vladislav Tretiak, un giovanotto di sedici anni che avrebbe cambiato completamente il ruolo del portiere: il leggendario goalkeeper entrò giovanissimo nella prima squadra del CSKA, per poi debuttare in nazionale nel 1970, indossando la maglia rossa CCCP fino ai Giochi Olimpici di Sarajevo del 1984.
L'altro grandissimo fuoriclasse, simbolo dell'URSS negli anni '70, fu Valeri Kharlamov, leggendaria ala sinistra che, per molti critici, è il miglior giocatore mai prodotto dalla scuola russa (e non solo): pochissimi altri hockeisti (compresi i campioni della NHL) hanno potuto disporre delle immense doti tecniche di Kharlamov, che sapeva liberarsi delle marcature avversarie con degli spettacolari movimenti.
Purtroppo, il 27 agosto 1981, Kharlamov, a soli 33 anni, fu coinvolto in un terribile incidente automobilistico, in cui anche sua moglie perse la vita; nonostante Valeri fosse nella fase di declino, la tragica notizia sconvolse tutto il mondo dell'hockey, che aveva perso uno dei propri massimi interpreti.
Negli anni '70 l'URSS continuò il proprio dominio nelle competizioni internazionali, vincendo medaglie d'oro a ripetizione, lasciando agli avversari solo le briciole: nei mondiali del 1973, la squadra sovietica realizzò addirittura 100 reti; l'unica compagine che riuscì ad arginare la CCCP fu la Cecoslovacchia (campione del mondo nel 1972, 1976 e 1977), sicuramente la più grande rivale (anche per ragioni politiche) della corazzata russa.
Nel 1972, l'URSS ricevette finalmente il riconoscimento anche dai Maestri Canadesi, quando fu organizzata la Summit Series: in quelle otto emozionanti partite, i giocatori sovietici impegnarono allo stremo la nazionale canadese formata dai più celebri fuoriclasse della NHL, che prevalsero solo grazie alla rete di Paul Henderson a 34 secondi dalla fine di gara 8. Nonostante la sconfitta complessiva (4 vittorie canadesi, 3 sovietiche, 1 pareggio), anche i Nordamericani iniziarono ad apprezzare le enormi qualità tecniche dei giocatori russi.
I fuoriclasse principali di quella nazionale che dominò gli anni '70 furono:
- Vladislav Tretiak, il mitico portiere del CSKA
- Valeri Kharlamov, Boris Mikhailov, Vladimir Petrov, la spettacolare linea offensiva del CSKA
- Alexander Maltsev, meraviglioso playmaker della Dinamo Mosca
- Alexander Gusev e Gennady Tsigankov, difensore del CSKA
- Valery Vassiliev, difensore della Dinamo Mosca
- Alexander Yakushev e Vladimir Shadrin, attaccanti dello Spartak Mosca.
- Vladimir Vikulov, attaccante del CSKA Mosca
Dopo le splendide partite disputate in Nord America, tutte le squadre della NHL misero gli occhi su questi fuoriclasse (Tretiak ricevette delle offerte dai Montreal Canadiens), ma purtroppo il passaggio al professionismo era un'utopia, a causa del regime comunista.
Negli anni '80, i Maestri Canadesi riconobbero l'estremo valore di Tretiak e Tarasov, premiandoli con l'ingresso nella Hockey Hall of Fame di Toronto (da non confondersi con la Hall of Fame della IIHF), il celebre museo in cui sono celebrati i massimi fuoriclasse dell'hockey mondiale: per comprendere appieno l'importanza di questo riconoscimento, è necessario ricordare che la HHOF è sostanzialmente dedicata ai fuoriclasse della NHL, lega in cui né Tretiak né Tarasov furono protagonisti; questo grandissimo onore sarebbe stato concesso molto tempo dopo anche a Viacheslav Fetisov.
Un'altra figura importante all'interno dell'hockey sovietico fu Nikolai Ozerov, il celebre telecronista che per anni raccontò agli appassionati russi le imprese della nazionale CCCP; tuttavia, Ozerov si era diplomato presso la principale scuola per attori di Mosca e aveva recitato nei più prestigiosi teatri della nazione, oltre ad aver praticato il tennis ad altissimi livelli. Ad ogni modo, negli anni '50 iniziò la propria collaborazione con l'emittente televisiva di Stato, per cui commentò tutti i più importanti eventi hockeistici; per oltre 30 anni, Ozerov accompagnò i tifosi russi e per questo può essere paragonato al suo "collega" canadese Foster Hewitt.
Tarasov (a sinistra) e Chernishev (a destra) | Boris Mayorov, capitano negli anni '60 | |||
Immagine della partita tra URSS e Canada del 1954 | ||||
Il mitico Anatoly Firsov |
- Scritto da Stefano Quaino
- Categoria: Politica e società