Solidarietà con gli studenti moscoviti.
Dal 27 febbraio un gruppo di studenti della Facoltà di Sociologia dell’Università statale di Mosca Lomonossov (MGU) ha cominciato le attività di protesta contro le condizioni insostenibili in cui vivono, a cui il preside ha risposto con un atteggiamento violento e repressivo. In seguito gli studenti hanno formulato una lista di rivendicazioni, i cui dettagli si trovano nel comunicato in italiano pubblicato nel post precedente (e riprodotto in calce all'articolo - n.d.r).
L’evento ha avuto una larga risonanza, nella stampa, alla radio, e nella facoltà stessa, dove gli studenti - circa duemila - si sono accorti della presenza di un’opposizione interna. A questo punto il gruppo di base ha iniziato ad elaborare un programma, e sul suo sito Internet http://www.od-group.org/ ha pubblicato gli sviluppi della situazione e le testimonianze di altri studenti. Tra queste, colpisce la lettera di una ragazza, che racconta del pagamento effettuato dal padre per garantire il buon esito del test d’accesso alla facoltà. Una vera e propria “vendita di posti”.
Dopo il test, che per legge deve restare anonimo ed essere inviato ad una Commissione esterna, si è formata una coda di trenta persone all’ingresso di un’aula, dove il personale amministrativo ha recuperato i test e li ha corretti di fronte ai futuri studenti, assegnando i voti a seconda del pagamento effettuato in precedenza dai genitori, per mandarli poi alla Commissione esterna in forma anonima. Una prassi del tutto regolare, in apparenza. E ancora: le studentesse non possono portare le gonne sopra il ginocchio, e sono proibite le gomme da masticare, perché si suppone che dopo essere state sputate vengano attaccate ai tavoli e danneggino i locali della facoltà.
Ma uno dei motivi più forti di protesta, oltre al sovraffollamento della aule e alla mancanza degli impianti di aerazione, è l’umiliazione subita per entrare in facoltà. E’ obbligatorio avere un badge speciale, altrimenti non si può passare al di là del tornello (la carta dello studente e quella del professore non bastano). Un episodio su tutti: una ragazza ha prestato il suo badge alla sorella incinta che aveva bisogno urgente del bagno, i vigili hanno scoperto che esso non corrispondeva al nome della studentessa ed hanno impedito alla ragazza di passare. In seguito il vicepreside ha convocato le due sorelle, ha urlato che non è possibile infrangere il regolamento malgrado le circostanze e ha messo una nota grave alla studentessa (si tenga presente che due note gravi determinano l’espulsione automatica dalla facoltà).
Una testimonianza preziosa è quella del sociologo Alexander Bikbov, insegnante di Sociologia del sapere presso lUniversità di Scienze Umane - RGGU a Mosca, redattore della rivista Logos e coordinatore del gruppo di ricerca NORI.
Alexander, cosa sta succedendo?
Mi sono trovato coinvolto in questi avvenimenti fin dall'inizio. Come ex studente della facoltà, che ha seguito la costituzione progressiva di questo sistema di disciplina, che mette al di sopra di tutto il controllo fisico al posto dello sviluppo delle conoscenze, e come persona che ha comunicato in tutti questi anni con gli studenti e altri professori, posso dire che recentemente la censura anti-intellettuale e le condizioni di vita all’interno della facoltà sono molto peggiorate.
Tra il 2002 e il 2006 ho reagito alle situazioni di degrado della facoltà e ho pubblicato alcuni articoli, in cui analizzo e critico la strategia educativa e la politica dell’amministrazione della facoltà. Nei volantini distribuiti alla fine di febbraio gli studenti hanno citato uno dei miei articoli riguardanti la vera e propria campagna in favore della pena di morte, portata avanti dal preside.
Attualmente la facoltà è una piccola “scatola” sovrappopolata, dove studenti e professori sono considerati dall’amministrazione una “macchina da soldi”, da cui ricavare il massimo guadagno. Questo avviene per esempio con i genitori degli studenti, che purtroppo sono disposti a pagare – legalmente e non – per far ottenere un posto in facoltà ai loro figli. E succede anche con gli insegnanti, che sono considerati sempre più come lavoratori intercambiabili, non necessariamente dotati di competenze, obbligati a dedicare il massimo del tempo alla facoltà con una remunerazione il più possibile modesta.
L’amministrazione ha trasformato la facoltà in un'"impresa" puramente economica, in cui le spese per la qualità dell’insegnamento sono ridotte al minimo. Uno degli obiettivi dell’amministrazione è stato quello di ridurre i rischi a livello economico, cosa che si è tradotta nel licenziamento dei professori che non erano complici di questa politica, e con la repressione degli studenti attivi, chiamati spesso in presidenza e minacciati di continuo, a volte espulsi.
Nessuno all’interno della facoltà finora aveva reagito apertamente, la situazione era “regolata” dal preside a porte chiuse.
La violenza più evidente si riscontra nel basso livello dei corsi, che dà l’illusione di acquisire delle competenze generali e che invece lascia gli studenti in uno stato di ignoranza rispetto alla loro incompetenza reale.
Un esempio emblematico, che si è verificato negli ultimi tre-cinque anni, è l’interruzione delle discussioni durante i seminari, in cui alcuni professori incompetenti scoraggiano gli studenti che leggono e studiano autori “malvisti” nella facoltà, come Bordieu e i costruttivisti. Questo ha fatto sì che nel tempo il clima generale divenisse privo di stimoli. Due fattori sono stati determinanti: l’ingresso in facoltà di studenti niente affatto motivati, consci che i genitori avevano pagato per garantire loro il posto, e il lavoro di normalizzazione e censura di quelli che avevano dubbi, costretti ad un livello basso di insegnamento. A tutto questo si deve aggiungere la bieca propaganda nazionalista e religiosa da parte del preside.
Cosa pensi della mobilitazione di questi giorni?
Si tratta di un evento eccezionale nella storia recente dell’insegnamento in Russia. All’inizio degli anni ‘90 il movimento degli studenti aveva un carattere piuttosto carnevalesco, una mobilitazione fine a sé stessa, mentre in questo caso gli studenti hanno formulato rivendicazioni concrete ed esigono essi stessi un livello più alto d’istruzione.
Vi sono piu forze che si fondono all’interno di questa iniziativa: gli studenti che si sono ribellati alle condizioni quotidiane divenute insostenibili, ma anche gli studenti che stanno accumulando, malgrado la politica anti-intellettuale dell’amministrazione, un bagaglio di competenze che permetta loro di maturare una consapevolezza rispetto al basso livello d’insegnamento proposto dalla facoltà.
Si sta creando una rete che vede la partecipazione di studenti di altre facoltà, di militanti di sinistra e liberali, di professori e intellettuali noti e affermati. E’ molto importante anche la presenza della stampa. Gli studenti finalmente stanno diventando agenti attivi nelle dinamiche dell’insegnamento, e vogliono dimostrare di essere capaci di cambiare essi stessi la situazione in cui si trova la facoltà.
Cosa hai fatto in questi ultimi giorni?
Ho partecipato alle discussioni con gli studenti per l’elaborazione del loro programma. Sono rimasto positivamente colpito dalla maturità e dalla capacità pratica di riappropriarsi del loro ruolo nella facoltà in condizioni tanto sfavorevoli. Mi sono impegnato alla diffusione delle loro rivendicazioni, li ho messi in contatto con professori e militanti europei, e ho dato un'interpretazione di questa iniziativa in un'intervista al portale di informazione Polit.ru, non solo per esprimere il mio punto di vista, ma anche per reagire contro le teorie del complotto che hanno cominciato già a circolare su Internet (sui blog, nei commenti agli articoli) e nella comunicazione ufficiale dell’amministrazione della facoltà. Il preside, infatti, ha indetto una riunione con gli studenti e i professori, in cui ha condannato questa protesta come un’azione pagata da qualcuno per gettare ombra sul prestigio della facoltà - prestigio già fortemente compromesso, a dire il vero. Questa interpretazione suppone che non si tratti di una rivolta studentesca o di un movimento spontaneo contro le condizioni della facoltà, ma di un'azione politica o di una forma di pubblicità occulta organizzata e pagata dai rivali del preside o da alcune forze politiche ignote ma potenti (americani, membri dell’amministrazione statale, oligarchi).
La cosa assurda è che questa versione è sostenuta non solo da alcuni professori e dalla minoranza degli studenti, ma anche da persone che non fanno parte della facoltà e che sono pronte a credere a qualunque cosa, tranne che alla possibilità che tale protesta provenga dall’interno. Questo dimostra lo stato di sottomissione all’amministrazione della facoltà. La teoria del complotto si nutre della posizione oppressa, che genera fantasmi.
In seguito alla discussione con i miei colleghi russi e alla diffusione dell’informazione tra i miei colleghi stranieri, che hanno la sensibilità per sostenere questa iniziativa, sta arrivando il sostegno dall'esterno. Arrivano numerose lettere e telefonate all’amministrazione della facoltà di Sociologia e dell’università, che sembrano poter cambiare l’equilibrio della situazione in favore degli studenti.
La minima cosa che si può fare è firmare la loro petizione. Tra l’altro gli studenti vogliono organizzare una riunione pubblica alla presenza del preside della facoltà e del rettore, a cui ho intenzione di partecipare. Parallelamente discuto con i miei colleghi sulla possibilità di organizzare un’azione di solidarietà professionale con gli studenti e di creare eventualmente una commissione interdisciplinare, anche internazionale, per valutare la qualità dell’insegnamento presso la facoltà.
Quali pensi saranno gli sviluppi?
Lo sviluppo della situazione porterà, spero, a un largo consenso rispetto a questa iniziativa. L’amministrazione della facoltà e dell’università non vuole uno scandalo. Preferisce che la causa finisca in silenzio. Gli studenti sono sicuri di continuare e per questo diventano ogni giorni piu consapevoli, ma hanno bisogno di un appoggio forte, internazionale, in grado di rendere la loro iniziativa irreversibile, un punto di non ritorno.
Credo che presto sarà organizzata una manifestazione di solidarietà all’università, e vorrei invitare tutte le persone sensibili a sostenere questa iniziativa coraggiosa e importante.
Qualche link interessante, per chi conosce il russo:
www.trud.ru/issue/article.php?id=200703060370302
www.novayagazeta.ru/data/2007/16/31.html
http://www.polit.ru/science/2007/02/28/dobre.html
http://olegivanov62.livejournal.com
http://forum.gfk.ru/forum/message.html?id=48279
- L’articolo http://www.index.org.ru/nevol/2005-2/bikbo_n2.htm di Alexander Bikbov sull’iniziativa del preside della Facoltà di Sociologia per il ripristino della pena di morte
- Un articolo http://magazines.russ.ru/logos/2003/2/bikbov-pr.html di Alexander Bikbov scritto con il collega Stanislav Gavrilenko, dedicato alla dipendenza della sociologia russa dalla politica, in particolare la parte sui manuali di sociologia, di cui uno dei casi esemplari è il manuale del preside della facoltà, che impone agli studenti una visione conservatrice pretendendo di dire l’ultima parola in fatto di scienza.
Francesca di Mattia