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Uno scienziato russo tra le macerie del 1908
Presentato a Messina il libro-testimonianza di Sergej Tchakhotine, che fu tra i sopravvissuti
di Sergio Di Giacomo
«Il destino e l'amore insaziabile per la ricerca scientifica mi hanno portato a Messina, un angolino lontano e meravigliosamente situato all'estremo sud d'Europa. Qui tutto è autentico e genuino. qui tutto si è fermato; le palme orgogliose e silenziose si protendono verso il cielo blu intenso». Inizia in modo idilliaco "Sotto le macerie di Messina. Racconto di un sopravissuto al terremoto del 1908", una delle più originali e intense testimonianze del terribile sisma che il 28 dicembre del 1908 rase al suolo la città dello Stretto, scritto dallo scienziato russo Sergej Tchakhotine e tradotto per Intilla di Messina da Giuseppe Iannello , che ne ha curato l'edizione.
Il biologo russo, che aveva ottenuto un dottorato nella prestigiosa Università di Heidelberg, giunse nel 1907 sulle rive di quello Stretto che ai primi del Novecento attirava una folta schiera di scienziati stranieri provenienti dalla Germania, dal mondo slavo, dalla Russia, e che trovavano nelle acque messinesi occasioni straordinarie per le loro ricerche innovative. Tra loro vi era appunto Sergej Tchakhotine, che a Messina fece ricerche sulla fisiologia dei molluschi (tra gli altri, fu a Messina anche Il'ja Il'Ic Mechnicov, che nella sua abitazione del Ringo fece la scoperta della fagocitosi che gli valse il Nobel proprio nel 1908).
Il libro è stato presentato, alla presenza del viceconsole generale della Federazione Russa a Palermo Irina Shmygova, nel Salone delle Bandiere del Comune di Messina da quattro docenti dell'Ateneo peloritano, Shara Pirrotti, Rosario Moscheo, Santi Fedele e Marco Centorrino, i cui interventi sono stati intervallati dalle letture di Gianni Di Giacomo.
Al figlio dello scienziato Pierre, affermato pittore che vive da tempo in Italia, è toccato il compito di delineare la figura del padre, che partecipò come menscevico alla rivoluzione russa, per poi divenire antinazista in Germania e dissidente e pacifista, promotore nel secondo dopoguerra di movimenti internazionali sostenuti dagli scienziati per favorire la pace e per il disarmo. Una figura complessa e geniale, che con la sua testimonianza permette di leggere il terremoto "siculo-calabro" del 1908 in una chiave di lettura ancora più interessante.
Tutti i relatori hanno messo in evidenza la forza evocativa del testo, che unisce la cronaca drammatica ad aspetti lirici e narrativi davvero sorprendenti che rievocano i momenti immediati vissuti sotto le macerie alla ricerca dei famigliari e di una via di uscita, poi trovata: «Dopo lunghi e interminabili sforzi alla fine mi riesce di scavare con attenzione sotto gli angoli dell'estremità inferiore del comodino uno spazio per metterci dei mattoni... Mi rimetto a scavare sotto la gamba, a lungo, molto a lungo, tiro fuori granello dopo granello... Mi prende a momenti un dolore acuto, insopportabile. Sento che presto gli sforzi avranno fine, mi agito, mi affretto, ansimo. Con timore tengo d'occhio la trave. Adesso è proprio come la lancetta del pendolo nel racconto dell'orrore di Poe».
Il biologo russo, che aveva ottenuto un dottorato nella prestigiosa Università di Heidelberg, giunse nel 1907 sulle rive di quello Stretto che ai primi del Novecento attirava una folta schiera di scienziati stranieri provenienti dalla Germania, dal mondo slavo, dalla Russia, e che trovavano nelle acque messinesi occasioni straordinarie per le loro ricerche innovative. Tra loro vi era appunto Sergej Tchakhotine, che a Messina fece ricerche sulla fisiologia dei molluschi (tra gli altri, fu a Messina anche Il'ja Il'Ic Mechnicov, che nella sua abitazione del Ringo fece la scoperta della fagocitosi che gli valse il Nobel proprio nel 1908).
Il libro è stato presentato, alla presenza del viceconsole generale della Federazione Russa a Palermo Irina Shmygova, nel Salone delle Bandiere del Comune di Messina da quattro docenti dell'Ateneo peloritano, Shara Pirrotti, Rosario Moscheo, Santi Fedele e Marco Centorrino, i cui interventi sono stati intervallati dalle letture di Gianni Di Giacomo.
Al figlio dello scienziato Pierre, affermato pittore che vive da tempo in Italia, è toccato il compito di delineare la figura del padre, che partecipò come menscevico alla rivoluzione russa, per poi divenire antinazista in Germania e dissidente e pacifista, promotore nel secondo dopoguerra di movimenti internazionali sostenuti dagli scienziati per favorire la pace e per il disarmo. Una figura complessa e geniale, che con la sua testimonianza permette di leggere il terremoto "siculo-calabro" del 1908 in una chiave di lettura ancora più interessante.
Tutti i relatori hanno messo in evidenza la forza evocativa del testo, che unisce la cronaca drammatica ad aspetti lirici e narrativi davvero sorprendenti che rievocano i momenti immediati vissuti sotto le macerie alla ricerca dei famigliari e di una via di uscita, poi trovata: «Dopo lunghi e interminabili sforzi alla fine mi riesce di scavare con attenzione sotto gli angoli dell'estremità inferiore del comodino uno spazio per metterci dei mattoni... Mi rimetto a scavare sotto la gamba, a lungo, molto a lungo, tiro fuori granello dopo granello... Mi prende a momenti un dolore acuto, insopportabile. Sento che presto gli sforzi avranno fine, mi agito, mi affretto, ansimo. Con timore tengo d'occhio la trave. Adesso è proprio come la lancetta del pendolo nel racconto dell'orrore di Poe».
dalla “Gazzetta del Sud” del 2 novembre 2008
I relatori che hanno partecipato alla serata di Messina
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Una panoramica del salone delle Bandiere
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Pierre Tchakhotine intervistato da RAI 3
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Intervista di Tele Tirreno a Pierre Tchakhotine (video):
- Scritto da Sergio Di Giacomo
- Categoria: La Russia a Messina