Riceviamo e pubblichiamo da un nostro lettore una recensione alla messa in scena di Sotto le Macerie
Il teatro tragico ha l'enorme inconveniente morale di dare troppa importanza alla vita e alla morte! Cosi si espresse Nicolas de Chamfort e malgrado questa sua affermazione sia attendibilissima, la piece teatrale “Sotto le macerie”, messa in scena a Messina il 28 e il 29 dicembre, in memoria del catastrofico terremoto che 1908 che distrusse la città, risulta essere piacevolmente ed emozionalmente scorrevole.
Nata dal genio creativo del trio artistico BG&G: Billy Pavia, musicista scenografo, Gianni Di Giacomo Attore protagonista, Giuseppe Iannello regista e trascrittore dei testi, viene riportata in scena il dramma di un sopravvisuto all’immane catastrofe che colpì Messina nel dicembre del 1908, lo scienziato russo di grandissima fama internazionale, tale Sergej Tchakhotine, che per via dei suoi studi si trovava li approfittando delle ricchissime acque dello Stretto di Messina, un paradiso ancora incontaminato per i biologi marini di tutto il mondo.
Con un variegato ed inestimabile patrimonio di ricordi, secondo la sua personale cifra stilistica, lo scienziato ci offre attraverso un diario scritto con dovizia di particolari, un libro che diviene una cronostoria unica, un documento di inestimabile valore culturale. Lui infatti riesce a salvarsi e a sopravvivere all’immane tragedia insieme alla moglie in stato di gravidanza ed al proprio figlio, dopo essere stato per ben due giorni sotto le macerie della prorpia abitazione.
Durante la presentazione teatrale di questa “drammatizzazione” del libro succitato, si creano momenti di suspense, ricchi di emozione e trasporto, lasciati ad un indiscussa e accurata scelta di effetti sonori non invasivi e ben calibrati alle scene. Inoltre le musiche, su cui il narratore protagonista sembra danzare in un ensemble perfetto, è affidato alle melodie attente del chitarrista Billy Pavia.
Il risultato? una egregia raffigurazione teatrale che rievoca una classica tensione fra opposti come quella che si agita nel cuore di ogni uomo, luci e ombre che tutti noi conosciamo. Il titolo dell’opera appunto “sotto le macerie” rappresenta sicuramente la sopravvivenza dell’autore alla catastrofe, ma anche in senso metaforico la capacità di far emergere in lui un desiderio autentico di crescita, di cambiamento e di trasformazione allo scopo di perseguire un rinnovamento del Sé dall'integrazione dinamica e dal superamento dialettico delle macerie del proprio passato.
Il dramma cosi rappresentato ricorda anche la figura di una fenice, che rinasce dalle proprie macerie e dalla propria cenere della sua esistenza, ove nel suol simbolismo essa è rappresentata con una faccia diurna, di vita, e una notturna, in una sintesi dei contrari, cioè di aspetti fra loro opposti che non sono conciliabili con i soli strumenti della ragione, ma attraverso il teatro prendono una forma soggettiva trasmessa ad ogni singolo spettatore.
A seguito di quei vissuti traumatici, di esperienze connotate dall'avvilimento del Sé, l’autore si trova catapultato in una realtà contrassegnata da una trasformazione ambientale e di vita, che viene da lui scrutata anche con ansia e diffidenza ma sarà quella che gli permetterà di fuoriuscire dalla macerie, di far scaturire dai meandri del suo cuore la preghiera e la fede e di salvarsi con un desiderio autentico, nuovo, un cammino di rinascita psicologica, con la frase finale che eccheggia in sala, cosi bella e consolotaria: ma che bello vivere!
Il trio artistico BG&G ha sicuramente trovato una giusta piece teatrale che ha catturato in modo superbo gli astanti. Inoltre la bellissima e calda voce del soprano Alena Zhyronkina ha coronato con due romanze meravigliose del settecento russo le giuste pause al ritmo incalzante dell’opera; ed ancora gli effetti sonori puntuali e realistici il disegno delle luci e ombre curate da Valerio Pavia, hanno dato vita a poco più di un ora di piacevole teatro.
“Sotto le macerie” è un'opera superba, quasi surreale, uno spettacolo intrigante e originale che ti lascia incollato alla sedia in un crescendo di coinvolgimento emotivo. Una serata in cui si fa fatica a dimenticare, poiché soffia un vento forte dal passato che troppo ha influenzato il presente di questa città ma al contempo lascia anche un messaggio di speranza, un inno alla vita!
Gianluca Previti