PRIMO APRILE
di N.N. Teffi (1872-1952)
Acuta e graffiante scrittrice, Nadezda Nikolajevna Teffi dopo la Rivoluzione preferì emigrare. Questo racconto come tanti altri trova la sua ambientazione nel mondo dei profughi russi, cui la scrittrice da quel momento rivolse la sua attenzione, mettendone in luce con impietosa lucidità ed ironia sogni e contraddizioni.
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Quando lui ritornò, Lisetta saltò giù dal letto dove, com'era sua abitudine, stava ore intere a guardare e riguardarsi le gambe e pensava ad uno pseudonimo che le potesse giovare per la carriera artistica. Un buon pseudonimo e delle buone calze sono certamente le cose più importanti per farsi strada e, visto che queste sono già a posto, si può star certi che l'arte arriverà da sé. Se poi decidi di darti alla pittura, delle calze non c'è bisogno, puoi farcela solo con lo pseudonimo. L'ultimo per l'appunto era "Lisetta".
Lisetta saltò giù dal letto.
- Te li hanno dati? Li hai portati? Forza rispondi!
Gettò uno sguardo su di lui e subito capì, senza che questi rispondesse.
- Rispondi, mascalzone!
Lui aveva il muso lungo, una faccia da funerale e guardava di lato dondolando la testa come una contadina che ha appena rotto una tazza.
- No, Lisettina. Tutto è finito. L'affare è andato a male. Un fallimento totale.
- Coosa?
- E' fallito. E non c'è da sperarci. Mi toccherà cercarmi un qualche impiego in fabbrica.
Si sedette e intontito si sistemò nell'angolo. Lisetta sconcertata spalancò la bocca, come se le mancasse il respiro, e all'improvviso dimenò le gambe e cominciò a strillare così forte da far sobbalzare anche lui.
-Aaah! E' così! Quindi, adesso, non c'è da sperarci? Allora erano tutte frottole? Rispondi, mascalzone, quando ti parlano!
- Cosa gridi? - disse lui sorpreso. - Di che frottole stai parlando?
- Di che frottole? Dal primo incontro il mascalzone non faceva che ripetere che presto avrebbe avuto ventimila franchi. Otto mesi, giorno dopo giorno mi ha mentito e rotto l'anima. E io, stupida, gli credevo a questo cane ed ogni mattina gli riscaldavo il latte. Come l'ultima delle idiote gli ho rammendato la giacca, a questo stupido rognoso.
- Anna, Lisetta cioè, torna in te, che stai dicendo?
- Ha abbindolato una donna, straccione del diavolo!
- Signore mio! Che razza di espressioni, che gergo è questo! Lisetta, non ti riconosco. La moglie di un ufficiale della guardia reale.
- Tutti all'estero siamo guardie reali. Smettila di fare il cretino.
- Ah, così stanno le cose...
- "Così stanno le cose"! Non si era ancora vista al mondo una idiota simile. Ed io per lui, barboncino gozzuto, ho bruciato la mia giovinezza e mandato all'aria la mia carriera. Oh me infelice, se non ti avessi incontrato sulla mia strada, farabutto, ora forse già da tempo canterei all'opera.
- Lisetta! - esclamò lui spaventato e meravigliato allo stesso tempo - Lisetta! Sei proprio una autentica cretina. La più autentica delle cretine.
- Adesso sono una cretina! Ho capito tutto e quindi sono una cretina! Quando credevo nei tuoi soldi, stramaledetto truffatore, quando ti ho rammendato la giacca, allora non ero una cretina? Allora ero una persona intelligente?
- Volgarissima donnaccia! - disse egli con sempre più meravigliato spavento.
- Pure donnaccia, ma quando ti riscaldavo il latte, allora non ero una donnaccia. No, allora non mi avresti chiamato donnaccia, quando ti scaldavo il latte.
- Incre-di-bile. Non esiste niente del genere! Neanche ad inventarselo! - disse lui allargando le braccia.
- Che te ne stai lì seduto?! Pensi che andrà avanti così? No, caro mio, cercati un'altra cretina! Io sono un boccone fin troppo tenero per una boccaccia come la tua.
- Oh, Signore! Signore!
- Tira giù la valigia dall'armadio! Faccio i bagagli.
- Fra le altre cose, quella è la mia valigia.
- Tu-ua? Adesso qui non c'è niente di tuo. Ho lavorato per lui otto mesi, gli ho rammendato la giacca, come una condannata ai lavori forzati e ora non devo osare toccargli la valigia. No, fratello, per chi mi prendi? Porterò con me anche la federa e la boccia della marmellata, potrà essermi utile nella nuova vita. E naturalmente anche il fornello, non sarà superfluo in qualunque carriera.
Lui si alzò, senza toglierle di dosso gli occhi sbalorditi, tiro giù per la cintura la valigia dall'armadio e, spolverandola per i manici, disse tranquillo e piano:
- Ascolta tu, disgraziata infelice! I soldi li ho avuti al completo, ventimila franchi in tutto. Eccoli, ce li ho in tasca. Li vedi? Ventimila. Il fatto è che mi son ricordato che oggi è il primo aprile e ho deciso di scherzare un po', di prenderti in giro.
- Stai zitto, Volodka, stupidino! Ah, aah aah!
Lisetta si sbellicò a terra dalle risate e scalciava
- Ooh! Non ce la faccio più dal ridere! Mi hai rovinato tutto! Ah, aah aah! Il primo aprile! Il primo aprile! Ah, aah aah!
E, calmandosi un po', ma ancora ridendo, gli si buttò al collo.
- Perché ti sei svelato, stupidino? Io volevo fare la valigia, uscirmene e da dietro la porta incominciare a gridare: "Primo aprile"! - e tornarmene dentro. E tu hai rovinato tutto!
- Questo significa che tu... significa che io... - balbettava lui, cercando di togliersi dal collo le mani adunche.
- Taci, stupidino! Bacia la tua Lisettina che te l'ha data a bere così bene!
- Non ci capisco niente. Ciò significa che tu sapevi che avevo avuto i soldi?
- Non sapevo niente io. Se hai i soldi o no, cosa cambia? Io ti amo. E quando hai detto che l'affare era andato male, ho subito deciso di fare la commedia. E pensavo: mi crederà o non mi crederà? E tu scemo ci hai creduto. Ah, aah aah!
- E sì, io francamente... - balbettava lui
- I tuoi soldi a cosa mi servono? Sono io stessa un tesoro. Ieri Vinskij mi ha promesso categoricamente che mi sistemerà nel cinema. Vedi, a cosa servono ora i soldi?
- Beh, per i primi tempi...
- Forse per i primi tempi qualcosa - convenì lei controvoglia e aggiunse pensierosa: - al dire il vero non mi fa piacere che tu abbia potuto credere che io fossi a tal punto grossolana e avida! E poi dici che mi ami!
- Scusami, piccolina! Sono un cretino. Ma in compenso mi son convinto che effettivamente sei un'attrice di talento. Dammi la mano. Non sei arrabbiata?
- Un po' ... Pochino, pochino!
Chi è stato a darla a bere e chi l'ha bevuta?
(1927)
[Traduzione a cura di Alexandra Voitenko]