L'Associazione Culturale “Messina – Russia” in occasione del centenario della morte di Lev Tolstoj ha il piacere di proporre in italiano la lettera che lo scrittore russo fece inserire nel libro: ALL'ITALIA Miscellanea letteraria in favore delle vittime del terremoto di Messina, pubblicato in Russia nel 1909.

 

L'ARTE DELLO SCRIVERE

Lettera a L. Andreev a proposito della dedica del racconto “ I sette impiccati”

Jasnaja Poljana, 2 sett., 1908

Ho ricevuto la sua bella lettera, gentile Leonid Nikolaevič. Non ho mai saputo cosa significasse una dedica, sebbene io stesso, sembra, abbia dedicato qualcosa a qualcuno. So soltanto una cosa, che la sua dedica mi rivela i suoi buoni sentimenti nei miei confronti, la qual cosa ho visto anche nella sua lettera, e ciò non può non farmi piacere. Lei nella lettera giudica la propria scrittura con tale sincera modestia che non mi permetto di esprimere la mia opinione sul suo personale modo di scrivere, ma esprimerò in generale i miei pensieri sull'attività dello scrittore, pensieri che forse potranno tornare utili anche a lei.

Penso in primo luogo che bisogna scrivere solo quando il pensiero che si vuole esprimere è a tal punto ossessivo che fino a quel momento che, come puoi, non lo esprimi, esso non ti lascia in pace. Qualsiasi altra motivazione alla scrittura - la vanagloria e soprattutto quella riprovevole dei soldi, sebbene si accompagnino alla principale, l'esigenza cioè di esprimersi - può solo nuocere alla sincerità e alla dignità dello scrivere. Di questo bisogna aver timore.

In secondo luogo si incontrano spesso – e in ciò mi sembra gli attuali scrittori moderni sono più colpevoli (tutto il decadentismo si fonda su questo) – la voglia di essere particolari, originali, il desiderio di meravigliare, di stupire il lettore. Ciò è ancora più grave dei secondi fini di cui ho parlato al primo punto. Ciò esclude la semplicità, e la semplicità è condizione necessaria del bello. Ciò che è semplice e senza artifici può non essere bello, ma ciò che non è semplice ed è artificiale non può essere bello.

Terzo punto: la fretta di scrivere. Anch'essa è nociva e inoltre è segno di assenza di un'esigenza vera di esprimere il proprio pensiero. Perché se fosse presente veramente tale esigenza, allora chi scrive non guarderebbe a nessuno sforzo, né al tempo, per portare il proprio pensiero a completa definizione e chiarezza.

Quarto punto: il desiderio di rispondere ai gusti e alle richieste della maggioranza del pubblico dei lettori in un determinato periodo. Ciò è particolarmente grave e distrugge in anticipo tutto il senso di ciò che si scrive. Il senso di ogni opera fondata sulla parola si racchiude non nel suo essere edificante, come una predica, ma nello svelare qualcosa di nuovo, di non conosciuto e, per larga parte, in antitesi con quanto ritenuto indiscutibile dal grande pubblico. Questa è la condizione necessaria perché non avvenga [di cedere alle lusinghe di chi ti legge].

Forse qualcosa di tutto ciò le tornerà utile. Lei scrive che il pregio delle sue opere è la sincerità. Io riconosco loro non soltanto questo ma anche che il loro fine è buono: il desiderio di contribuire al bene delle persone. Penso che lei sia sincero anche nel modesto giudizio delle proprie opere. Ciò va tanto più a suo merito visto che il successo di cui esse godono potrebbe invece spingerla a sopravvalutarne il significato. Troppo poco e con troppo poca attenzione l'ho letta, come poco leggo in genere le opere letterarie e poco mi interesso ad esse: ma per quello che ricordo e conosco dei suoi scritti, la consiglierei di lavorare di più su di essi, per portare il suo pensiero al massimo grado di precisione e chiarezza.

Ripeto, la sua lettera mi ha fatto molto piacere. Se si troverà dalle nostre parti, sarò lieto di vederla.

Con affetto,

Lev Tolstoj

 

[traduzione di G.I.]

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