Una regata per ricordare, nove yacht nel Mediterraneo per “ripassare” la storia, che unisce inaspettatamente popoli distanti tra loro. È “l'altra” storia, quella che racconta storie di accoglienza, di soccorso reciproco, la storia che allevia i dolori di tragedie immani... un cataclisma naturale, un esodo di massa.
Anastasija nel dicembre del 1920 ha solo otto anni ed è sulla “Velikij Knjaz Konstantin”, una delle trenta navi della flotta russa che fugge da una rivoluzione che non gli appartiene. Partite da Sebastopoli la loro meta è Bizerte in Tunisia, capolinea forzato della bandiera di S. Andrea che per secoli aveva orgogliosamente solcato i mari. Anastasja come tante sue coetanee vivrà un pezzo della sua infanzia su quelle navi, costrette alla rada: giocherà, studierà...
E col tempo si ritroverà ad essere il custode di quella bandiera, delle storie, dei sentimenti di uomini per sempre sradicati dalla loro terra. Per tutta la sua vita (97 anni!) Anastasija A. Manštejn-Širinskaja lavorerà per tramandare ai posteri la sua Russia, quella che l'URSS ha provato a cancellare. L'ha fatto senza odio, senza recriminazioni, ma con la convinzione che quelle storie facevano parte comunque della storia del suo paese, che non andavano rimosse, a patrimonio delle future generazioni.
Dopo la sua morte nel 2009 nasce il “Fondo per la conservazione dell'eredità storico e culturale A. A. Manštejn – Širinskaja” e dall'incontro del Fondo con il “Russian Cruising Club” fiorisce l'idea di una regata Bizerte-Messina. Perché Messina? Perché Messina era stata una tappa fondamentale nella vita di molti di quei marinai, ora sepolti nel cimitero della cittadina nordafricana, lo era stata anche per il padre di Anastasija: il tenente di marina Aleksander S. Manštejn. Nel dicembre del 1908 era imbarcato come guardiamarina nella corazzata Cesarevič che, insieme ad altre unità della Flotta del Mar Baltico, la notte tra il 28 e il 29 dicembre, salperà d'urgenza dal porto di Augusta alla volta di Messina sconvolta all'alba da un terremoto catastrofico. I marinai russi arriveranno per primi a soccorrere i messinesi e si distingueranno per il coraggio e la generosità dimostrati: le loro imprese, che non è retorica definire eroiche, rimarranno per sempre nella memoria degli abitanti della città dello Stretto che in diverse occasioni manifesteranno solennemente la loro riconoscenza.
Noi nei nostri documenti (messi a disposizione dall'Archivio di Stato della Federazione Russa attraverso il Consolato Generale di Palermo) abbiamo provato a cercare tracce del passaggio da Messina del papà di Anastasija ed ecco cosa abbiamo trovato. Aleksander Manštejn era a capo di una delle miriadi squadre di soccorso in cui erano organizzati i russi. La sua ebbe il merito di salvare un vecchio rimasto sotto le macerie... uno tra le centinaia, migliaia di salvati da quei marinai. Manstejn stesso descrive le operazioni di salvataggio del vecchio. Il linguaggio è asciutto ed essenziale, tipico dei rapporti ufficiali. Riportiamo la breve relazione integralmente
Guardiamarina Manštejn: il 17 dicembre [30 dicembre] alle 6 del mattino con un gruppo di 5 uomini abbiamo cominciato a disotterrare un vecchietto che giaceva su un letto ed era stretto da un lato da una trave e dall'altro da una scrivania. Di sopra stava il corpo morto di una donna sulla quale si trovava un divano, ed inoltre su di lui pendeva il soffitto e parte di una parete. Dapprima abbiamo tirato fuori il corpo morto della donna e dopo abbiamo iniziato a rompere la parete. Quando la parte fu rotta, ci siamo calati attraverso delle aperture, abbiamo spaccato la scrivania e abbiamo sollevato un po' la trave, dopo di che abbiamo tirato fuori il vecchietto. Il lavoro è durato 4 ore e, poiché rimaneva poco tempo, ho mandato i miei uomini a portare i feriti sulla banchina, dopo di che siamo tornati sulla nave intorno a mezzogiorno.
Complessivamente il mio gruppo ha estratto dalle macerie un uomo e trasportato due feriti dall'interno della città sulla banchina.
Dopo le 2 del pomeriggio mi sono diretto sulla riva e ho raccolto 3 uomini che si erano allontanati dal loro gruppo, mi sono avviato verso l'interno della città e poiché non ho trovato subito qualcuno da disotterrare, ho raccolto dalla prima farmacia che mi è capitata tutti gli strumenti per le fasciature, li ho portati al punto medicazioni, dove mi sono fermato fino a sera, trasportando con i marinai della “Slava” i feriti sui barconi. Quanti ne abbiamo portati non sono in grado di dirlo*.
Ritorniamo ad oggi, alla regata, i nove yacht partiti da Palermo sono andati a Bizerte, poi a Malta finalmente a Messina, dove la mattina del 12 settembre gli equipaggi hanno deposto dei fiori ai piedi del monumento ai marinai russi, recentemente inaugurato, ed altri fiori sono stati gettati in mare, a ricordo delle vittime del 1908, in una suggestiva cerimonia con tutte le imbarcazioni davanti al porto. Li ha accolti il presidente della Provincia, Giovanni Ricevuto, che ha pronunciato parole calorose, cariche dei sentimenti di una città ancora grata, e piene della speranza che i rapporti con la Russia si facciano sempre più intensi. Hanno parlato anche la nipote di Anastasija, Alla Jur'evna Serebrjannikova, la presidente del Fondo Manštein-Širinskaja, El'vira Gudova, il responsabile della regata, Andrej Šarkov. Scambio di doni e tante le foto ricordo; per immortalare il tempo... Col desiderio, chiaramente espresso, che la regata Bizerte – Messina diventi un appuntamento fisso, da ripetere ogni anno. Dagli Urali alle coste del Nord Africa, passando per Messina. La storia che ci sorprende.
Giuseppe Iannello
Associazione Culturale “Messina-Russia”
* Dai rapporti degli ufficiali e dei guardiamarina della nave Cesarevic nei giorni 16/29 e 17/30 dicembre del 1908" - Archivio della politica estera dell'Impero Russo (AVPRI)