Marzo 2014: un referendum popolare, dopo i gravi scontri politici e di piazza a Kiev e la formazione di un governo non riconosciuto dal parlamento regionale della Crimea, sancisce l'abbandono di quest'ultima dell'Ukraìna e l'adesione alla Federazione Russa. Riflettere sulla storia di questa affascinante penisola, protesa nel mar Nero, di cui forma, a nord-est, l'appendice del mare d'Azov, aiuta ad inquadrare i recenti avvenimenti politici.
L'antica Crimea
Prima di divenire russa e poi ucraina, la Crimea subì disparate colonizzazioni. Il nome stesso ne rivela le origini: è contrazione di Kimmeria, in russo Krym, terra dei Kimmeri (Cimmeri), soppiantati dall'VIII s. a.C. dagli Sciti e poi dai Sarmàti, le civiltà dei kurgàny; entrambe già ellenizzati nel III s. a.C., tanto che il re scita Anàcarsi compare nell'elenco greco dei sette savi; contribuirono così non meno di quanto faranno Alessandro Magno e poi il cristianesimo alla penetrazione del lessico greco nella futura lingua russa. La Crimea, colonizzata dai Greci di Mileto, divenne romana, quindi bizantina. Fra l'XI e il XII s. fu invasa dai nomadi tur- co-altaici Kipchaki, i Cumani, in russo Pòlovcy. In virtù dei privilegi ottenuti alle Crociate, i Genovesi vi gestirono delle colonie: Caffa (dialetto ligure medievale: Cafà, oggi Teodosia, russo Feodosija), Soldaia (oggi, Sudàk), Caulita (oggi, Jàlta). La Crimea meridionale (Gazarìa, da Khazàri) godeva di autonomia giuridica e Caffa era sede di una zecca. Nel XIII s. la Crimea fu invasa dai Tatàri di Mongolia; ne fecero un khanato, con la leggendaria capitale Bachčisaraj. Proprio dei Genovesi uccisero a Caffa il khan tatàro Mamàj, in fuga dal principe moscovita Dmitrij Donskòj (1380).
La Crimea russa
Sangiaccato dell'impero ottomano dal 1475, la Crimea fu inglobata nell'impero russo grazie alla seconda guerra russo-turca (1787-1792). Questa conquista di Caterina II, consolidata dai suoi successori, fu di primaria importanza. Realizzava l'originario piano di Pietro il Grande: possedere due sbocchi marittimi, uno sul mar Baltico, a spese degli Svedesi e l'altro sul mar Nero, a spese degli Ottomani. La Crimea formò una nuova provincia russa, la Nuova Russia (Novorossìja), il cui centro principale divenne Odessa, il maggior porto moderno sul mar Nero, mentre il principale arsenale militare era Sebastopoli, sulla costa meridionale, e la capitale Sinferopoli. Nel 1787 Caterina II vi effettuò col principe Potëmkin e la sua corte un tour maestoso, che definire “scenografico” è poco, descritto nei dettagli dall'ambasciatore francese L.Ph. de Ségur [1]. Dopo la conquista russa, la Crimea rifiorì sul piano demografico, economico, architettonico, marittimo. Divenne un centro multietnico commerciale molto vivo (A.I. Anthoine de Saint-Joseph, Essai historique sur le commerce et la navigation de la mer-Noire, Paris, 1820). La grecità era la nuova moda a Pietroburgo e a Mosca: le città di Crimea, salvo Bachčisaraj, furono ribattezzate con nomi greci: Feodòsija (dono degli dei), Sebastòpol (città augusta), Simferòpol (città dei collegamenti)... La stessa Crimea fu chiamata Tavrìda, Tauride, col suo originario nome greco, ispirando quello di un grande palazzo pietroburghese. Letteratura, arte, filosofia greche furono riscoperte con entusiasmo. Perfino i nomi di battesimo di origine greca si moltiplicarono: Evgènij, Grigòrij, Geòrgij, Sòf'ja, Sònija, Elizavèta, Pelagèja, ecc. La Crimea diventò una sorta di mito. Purtroppo, fu teatro di una terribile Guerra (1853-1856), sostenuta e persa soprattutto a causa del tifo dall'impero russo contro gli Ottomani, alleati a Francesi, Inglesi e al regno di Piemonte. Dopo quasi un anno di assedio a Sebastopoli (narrato da Lev Tolstòj), i Russi ne evacuarono il porto, affondando i resti della loro flotta. La foce del Danubio ritornò ai Turchi. Il mar Nero veniva aperto ai commerci di tutti i paesi, chiuso alle navi da guerra e la Crimea si trasformava in una delle prime mete turistiche (Ch. King, Storia del mar Nero, Donzelli, 2005).
La Crimea sovietica e ucraina
A metà degli anni '20, Ukraìna e Crimea furono assorbite dal nuovo stato sovietico. Durante la guerra civile molti esuli anti-bolscevichi vi si erano rifugiati, per fuggire poi in Europa. Alcuni collaborarono al Progetto Prométhéé, mirante a costituire un'alleanza di stati antisovietici affacciati sul mar Nero, che pubblicò una rivista (Parigi, 1926) ed organizzò qualche conferenza (Monaco, 1949). Nella Seconda Guerra mondiale, le minoranze etniche di Crimea furono perseguitate; i nazisti deportarono gli ebrei nei lager in Transnistria e lo stato sovietico deportò i Tatàri in Asia centrale (1944), con l'accusa di filo-nazismo. Dopodichè la Crimea fu ripopolata da Russi, fino al 71% degli abitanti, gli Ukraini non erano che il 22% (Boeckh-Völkl, Ucraina, Beit, 2009). Essa fu repubblica autonoma, liberata dall'occupazione tedesca, membro dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (SSSR); confinava con l'Ukraìna, senza farne parte. Ma il 5 febbraio 1954 (300° anniversario dell'Unione di Perejaslàv, che sanciva il vassallaggio di tutta l'Ukraina al trono moscovita) il Presidium del Soviet Supremo dell'URSS decretò di donare la Crimea all'Ukraìna, per premiarne la lealtà verso i fratelli sovietici (in realtà molti ucraini cosacchi erano stati dalla parte delle SS) e per la loro vicinanza geografica. Già Stalin aveva pensato qualcosa di simile, per il controllo del mar Nero. Pur con procedura non prevista dalla Costituzione sovietica, ciò fu sostenuto da N. Chruščëv - di origini in parte ucraine - e ratificato senza problemi. Dunque la Crimea, prima di essere ucraina, era stata russa dal 1787 al 1954. Sessant'anni dopo ritorna alla Russia.
Gina Pigozzo Bernardi
* Gina Pigozzo Bernardi è membro dell'Associazione Italiana Russisti, collabora con la rivista "Slavia" ed è curatrice della pagina web "Civiltà russa".
[1] https://docs.google.com/file/d/0B4O_yZYhpD68NFg0b0xGdlNMNEU/edit