
Pietro A. Zveteremich
Gorki e il terremoto di Messina del 1908

Naturalmente già vi furono e recentemente ancora si sono avute varie pubblicazioni e mostre a documentazione di quell'evento e delle sue disastrose conseguenze, ma l'originalità dell'iniziativa editoriale messinese è data dall'aver coniugato il libro del tutto inedito e sconosciuto in Italia di uno scrittore russo invece notissimo, Maksim Gorki, con un'ampia illustrazione fotografica del prima e dopo il terremoto.
Questa ricca parte documentaria, scelta e organizzata con cognizione di causa da Giovanni Molonia, costituisce il primo volume col titolo "Itinerario fotografico", mentre l'inedito gorkiano col suo titolo originale "Il terremoto in Calabria e Sicilia", anch'esso arricchito di fotografie come lo era nelle sue edizioni del 1909 in tedesco e in russo, forma il secondo volume. Con una felice trovata grafica la G.B.M., che tiene assai all'apparenza, riporta anche il fac-simile della copertina dell'edizione russa per i tipi della nota "Znanie" di Pietroburgo. E' dunque per i lettori italiani, che di Gorki hanno potuto leggere praticamente già tutto in traduzione e a Catania assistono spesso alle meditate messe in scena del regista Sequi, una piccola sorpresa: forse anche qualcosa in più.
Il lettore, infatti - e specialmente il lettore siciliano - rivede in questo vivido racconto quel memorabile avvenimento con gli occhi di uno straniero di un Paese e d'una civiltà tanto distanti, e, in questa "altra" visione di luoghi e uomini che sono a lui così familiari, si accorge di percepire una duplice sensazione: di estraniamento e poi di subitaneo riconoscimento delle cose sotto nuova luce. Seguono poi nel lettore l'identificazione e la scoperta della comunanza di umanità e cultura in un autore d'origine e formazione cosi diverse.
Molti forse si chiederanno come mai Gorki abbia scritto addirittura un libro sul terremoto di Messina e Reggio. Lo spiega, nella sua documentata introduzione, Fabio Mollica, il quale ha curato anche l'efficace traduzione, forse, a nostro parere, talvolta disinvolta rispetto all'originale. Ma c'è da dire che quest'ultimo soffre un po' del gusto letterario dell'epoca e di certi gongorismi deteriori, che notò già un critico russo dell'epoca, più severo perfino del poeta Aleksandr Blok, il quale pure recensì l'opera guardando invece al suo vigore narrativo.
La traduzione preferisce smussare certi momenti stilistici forzati e stonati.

L'edizione italiana omette lo scritto del Meyer(*), in cui, oltre a considerazioni originali di notevole interesse, troviamo anche moniti che ancor oggi dovrebbero esser meditati. Egli nota che l'unico vantaggio offerto da simili disastri è di poter ricostruire meglio le città. Mancava però allora quella cultura urbanistica, già in parte presente nel Nordeuropa, che avrebbe evitato lo scempio futuro. Il crollo della pur storica ma degradata "Palazzata" avrebbe suggerito un arretramento delle opere e un lungomare attrezzato per il godimento degli abitanti e viaggiatori in luogo dell'orrenda muraglia di cemento e della obbligata "camionabile", che sbarrano alla cittá il mare invece di farglielo abbracciare. Messina in questo avrebbe potuto surclassare Sanremo e rivaleggiare con Nizza.
Meyer sottolinea inoltre l'imprevidenza di ieri con questa puntuale precisazione dei termini del problema: "Sono già passati 125 anni da quando la città fu distrutta da un forte terremoto simile all'attuale. I suoi abitanti sono stati avvertiti del pericolo che costantemente li minaccia; viene loro consigliato di costruire edifici più affidabili. La scienza e la tecnica, che sono state particolarmente sviluppate a questo riguardo in Giappone, hanno da tempo elaborato determinate norme, e queste norme sono rigorosamente osservate in quell'estremo Oriente che noi invece continuiamo a guardare come al solito dall'alto. Ma gli spensierati italiani del Meridione non fanno mai caso ad alcun avvertimento. Ed ecco una sciagura che non ha nome ed è il risultato di questa leggerezza".
Gorki, da buon russo, non si spinge a simili pur giusti biasimi. Scriveva sull'"Avanti" del 17 gennaio 1909: "Così lavorare e così vivere, come visse e lavorò dopo la tragedia di Messina e della Calabria tutta la massa del popolo italiano, può farlo solo una grande nazione, una nazione davvero colta".

Pietro Zveteremich
da "La Sicilia" del 23/3/1989.
(*)N.d.R.: la nuova edizione del 2005 sempre per i tipi GBM include anche lo scritto succitato di W.Meyer.
Articoli correlati presenti sul sito:
Gorki in Italia. Un doppio esilio, di P.Zveteremich.
Terremoto e rivoluzione, di G. Iannello, intervento in occasione della presentazione del libro "Tra le macerie di Messina"