Pietro A. Zveteremich

Aggiornata il 29 Maggio 2009  •  1 Commenti

Parvus: l’occulto artefice della rivoluzione russa.


parvus.jpg (32473 bytes) Pochi al di fuori del giro degli storici, credo che abbiano mai sentito nominare Alexander Israel Helphand, più noto con lo pseudonimo Parvus. Nei libri di storia a scuola e perfino all’università personalmente non ricordo di averlo mai incontrato. Eppure Parvus con la Luxeburg, Lenin e Trockij è una delle “quattro figure storiche che all’alba del secolo hanno elaborato il comunismo contemporaneo” e dei quattro -continua Zveteremich- “fu il primo in assoluto, colui che non solo cronologicamente, precedette tutti”

1987: Zveteremich pubblica “Il grande Parvus”, la prima biografia completa, aggiornata e sganciata da diatribe politiche che sia stata mai pubblicata su questo personaggio difficilmente inquadrabile; ci viene in aiuto in questo senso il sottotitolo: “politico, visionario, economista e grande manager: la vita avventurosa di un rivoluzionario scomodo amico di Trockij e di Lenin che diagnosticò la crisi del socialismo reale”. Ma anche questa risulta ancora una definizione molto parziale di Parvus, che solo sfogliando il libro ci appare subito, per la sua poliedricità e genialità, come una figura unica nella storia del nostro secolo.

Una figura di cui per molto tempo si è voluta occultare l’importanza sia in Germania che in Russia, i due paesi dove l’influenza di Parvus sulla vita e le scelte politiche dei governi fu spesso determinante. Non è esagerato affermare che senza di lui la presa del potere da parte di Lenin non ci sarebbe mai stata: Parvus è senza dubbio l’ideatore e artefice del famoso viaggio di ritorno in treno di Lenin in Russia. Egli si mosse in accordo con i più alti vertici del potere in Germania e sperò in una rivoluzione democratica nel suo paese, che mirasse subito alla pace con la Germania e che fosse premessa di una pace duratura in Europa. Parvus ben presto si pentì di aver spedito i bolscevichi in Russia, che sperava in qualche modo di dirigere dalla Germania, ma che in realtà una volta al potere sopratutto nella persona del loro leader, non potevano ammettere che la loro “rivoluzione” potesse essere stata programmata a tavolino negli uffici ministeriali di Berlino. Troppo temibile per Lenin, a Parvus quindi non fu mai concessa la facoltà di tornare in Russia , a lui che era stato il primo a teorizzare lo sciopero politico di massa ed a sviluppare l’idea della rivoluzione permanente, a lui che Trockij definì “la più eminente figura marxista della fine del secolo scorso e degli inizi del nostro secolo”.

Parvus con Lev Trockij e Leon Deutsch, 1906
Parvus con Lev Trockij
e Leon Deutsch, 1906
Parvus negli scritti e nei suoi saggi spessissimo anticipa e definisce con stupefacente lungimiranza realtà che si verranno a creare. 1917: “se voi annientate il Reich fate del popolo tedesco l’organizzatore della prossima guerra mondiale”; 1907: “l’avvenire dell’industria europea non sta nelle colonie, ma nell’unione economica”. A questo proposito sin dall’inizio del secolo Parvus sosteneva l’idea di un Europa unita e forte: (1901!) “nessuno (oggi) dice che l’avvenire industriale appartiene all’America e alla Russia........La formazione di un’Europa unita sarà una necessità sempre più pressante del mercato mondiale”. Mi piace in quest’ambito citare un giudizio di Parvus sulla Lega delle Nazioni, che credo ancora attuale se riferito all’ONU e se si sostituisce la parola Germania con quella di qualche altro stato: (1918)”La Lega delle nazioni auspicata per costruire la pace su base democratica non venga ora seppellita facendone una coalizione di stati militari, escludendone la Germania o assegnandole un posto umiliante. La lega deve essere un’alleanza di pace e non una lega che costringe alla pace. Deve poggiare sulla comunanza di interessi delle nazioni unite e non sull’assoggettamento delle une alle altre”.

Parvus muore a Berlino nel 1924, lasciando a dispetto del suo pseudonimo, un alone di quasi misteriosa leggenda e Zveteremich proprio inseguendo questa “leggenda”, trasmessagli direttamente dal padre che aveva conosciuto personalmente Parvus, ha voluto dedicarsi ad un lavoro che desse più luce e corpo ad una personalità a cui la storia dei fatti ha spesso dato ragione ma alla quale ancora la “storia degli storici” deve rendere giustizia.

Giuseppe Iannello