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IOSIF BRODSKIJ:
UNA BIOGRAFIA INTELLETTUALE

di Anna Condello.

1. BRODSKIJ IN RUSSIA.

Iosif Aleksandrovič Brodskij a volte nella sua giovinezza, nei giorni limpidi d?autunno stava su una spiaggia presso Kellomäki insieme ad un amico, che scherzando e puntando il dito verso nord-ovest diceva che quella era la Svezia. Brodskij a quel tempo non avrebbe mai potuto immaginare che avrebbe messo piede su quella terra così vicina alla sua che едва чихни -/телеграмма летит из Швеции "Будь здоров" (appena starnutisci -/un telegramma vola dalla Svezia: "Salute".). E non avrebbe potuto immaginare di trovarsi in mezzo a quella gente che per anni aveva condiviso con lui «la stessa aria [...] lo stesso pesce, [...] la stessa pioggia, [...], lo stesso mare, [...] le stesse conifere», occupando una poltrona da dove avrebbe ricevuto uno dei più insigni riconoscimenti che un uomo di cultura possa ricevere nella vita: il premio Nobel per la letteratura.
Arrivare a quella poltrona per Brodskij, cioè «per una persona dedita alla vita privata, per uno che ha sempre preferito la sua dimensione privata a qualsiasi ruolo pubblico», significò vivere «un'esperienza un poco imbarazzante e non poco impegnativa». Si può tuttavia ritenere che il Nobel abbia avuto per Brodskij un valore simbolico di rinascita. In un certo senso il raggiungimento di quella poltrona (intendendo una ben più alta poltrona), che Brodskij esattamente vent'anni prima aveva profetizzato come passo successivo alla sua resurrezione. Una resurrezione o meglio una redenzione da colpe mai commesse e quindi fonti di una duplice sofferenza.

Le prime sofferenze di Brodskij cominciarono a Leningrado, dove egli nacque il 24 maggio 1940 da genitori ebrei. Leningrado è la città che, secondo Brodskij, diede i natali anche alla letteratura russa: «In senso strettamente anagrafico la letteratura russa è nata qui, sulle rive della Neva.» La città da cui fu influenzato nello sviluppo del suo classicismo e a cui si ispirò in molte delle sue poesie. La città in cui visse condividendo un appartamento di una stanza e mezzo con Aleksandr Ivanovič Brodskij (1903 - 84) e Maria Moiseevna Volpert (1905 - 83) i quali trascorsero gli ultimi dodici anni della loro vita sperando di poter ancora ritornare insieme al loro figlio.
Leningrado e i genitori rappresentano i punti culminanti di tre saggi autobiografici, che si possono considerare particolarmente interessanti per chi voglia conoscere non semplicemente gli avvenimenti ma i pensieri più intimi della vita di Brodskij trascorsa in Russia.
Il padre, che nacque e morì anche a Leningrado, possedeva una laurea in geografia conseguita all'Università di Leningrado e una in giornalismo ottenuta alla Scuola dei Giornalisti Rossi:

Si era scritto a quest'ultima quando avevano fatto capire che le sue probabilità di viaggiare, soprattutto all'estero, erano pari a zero: perché era ebreo, perché era figlio del proprietario di una tipografia e perché non aveva la tessera del Partito.


Sposò la madre di Brodskij appena prima della guerra, una guerra che ebbe per lui inizio nell'anno di nascita del figlio in Finlandia e finì nel 1948 in Cina. Riuscì a rivedere la sua famiglia solo una volta, nel 1945. Dopo la guerra lavorò al Museo della Marina come ufficiale responsabile del dipartimento di Fotografia. Nel 1950, dimesso dalla Marina «in ossequio a una certa disposizione del Politburo che non permetteva agli individui di origine ebraica di avere gradi elevati nelle forze armate.», decise di ritornare alla sua professione di fotoreporter e, poiché a quel tempo era difficile farsi assumere da un giornale, fu costretto a girare l'intera Unione Sovietica (senza un regolare contratto) per conto dell'Esposizione dell'Agricoltura che si teneva a Mosca. La famiglia spesso viveva dei guadagni della madre di Brodskij come segretaria o come contabile nell'ufficio di un dipartimento locale. In seguito però il padre di Brodskij trovò un lavoro regolare al giornale del porto di Leningrado.
Nel frattempo Brodskij, «da vero figlio di mio padre», a quattordici anni fece una domanda di ammissione ad una accademia per sommergibilisti. Superò tutti gli esami
 
    ma per via del quinto paragrafo - nazionalità - non mi fecero entrare; e il mio amore irrazionale per i cappotti della Marina, con le loro doppie file di bottoni d'oro, simili a un viale di notte con le luci che si allontanano, rimase non corrisposto
.

Un anno dopo Brodskij, disilluso dalla educazione scolastica - da lui ritenuta il primo contatto con l'obbedienza - lasciò la scuola compiendo quello che lui chiamò il suo «primo atto libero»; mentre ignorare le immagini onnipresenti di Lenin fu il «primo passo nell'arte di disinserirmi, il mio primo tentativo di estraniarmi.» Nel 1956 intraprese una serie di lavori manuali, studiando nello stesso tempo da autodidatta con impegno. Imparò la lingua inglese e polacca per conoscere direttamente dalla fonte la poesia inglese polacca e americana, studiò mitologia classica, filosofia religiosa, la Bibbia ecc...
A Leningrado c'era una fabbrica denominata comunemente «l'Arsenale», accanto si trovava un ospedale e vicino all'ospedale la famosissima prigione denominata «le Croci». Brodskij passò gradualmente dalla prima, lavorando come fresatore, al secondo lavorando nell'obitorio e alla terza non per lavorare ma perché aveva iniziato a «lavorare»: «cominciai a scrivere poesie e presto le celle delle Croci mi aprirono le loro porte.»
Fra questi tre luoghi tuttavia non sussisteva nessuna differenza:

    a causa di questa topografia così ravvicinata e a causa della chiusura ermetica della conchiglia, tutti questi luoghi, mestieri, detenuti, operai, guardiani e medici si sono fusi l'uno con l'altro, e io non so più se ricordo qualcuno che cammina avanti e indietro nel cortile delle Croci, a forma di ferro da stiro, o se sono io che ci cammino.

In seguito, fino al 1962, cambiò lavoro tredici volte. Fu ad esempio, addetto alle caldaie in un bagno pubblico, assistente in un anfiteatro di anatomia e si unì anche ad una spedizione di geologi come operaio avventizio.
Un giorno Brodskij, trovandosi a Jakutsk, scoprì un volume di poesie di Baratynskij. V. Poluchina, (fonte di questa notizia) tramite un'intervista che Brodskij le ha rilasciato, ci informa circa il pensiero di Brodskij di quel momento:

    Quando lessi questo libro mi divenne chiaro che non avevo niente da fare a Yakutsk o con la spedizione, che non conoscevo o non capivo nient'altro, che la poesia era la sola cosa che capivo.

V. Poluchina sostiene che Brodskij fu attratto dal contenuto deliberatamente non civico della poesia di Baratynskij. «Gli atteggiamenti anteriori erano un'idea fissa della nostra generazione» afferma infatti Brodskij. Negli anni '50 furono fondate delle società letterarie per giovani autori come Lito guidata da Gleb Semënov all'Istituto Minerario di Leningrado; esisteva anche un circolo universitario di poeti e un gruppo di giovani poeti all'Istituto Tecnologico. Iniziarono a farsi conoscere anche i poeti più anziani come Boris Sluckij, Semën Lipkin, David Samojlov e Naum Kor?avin. Brodskij frequentò tutti questi poeti ricevendo una maggiore influenza nella sua evoluzione come poeta da Brodskij e da Evgenij Rejn; un poeta più giovane di Sluckij.

Brodskij iniziò a scrivere nel 1958 e, non amando la metrica banale, nei suoi primi versi fece degli esperimenti in verso libero, associò metri tradizionali con il dol'nik. In generale i primi versi presentano una vaga configurazione e tendono a volte all'esagerazione, sono irregolari e prolissi. Intorno al 1960 iniziò ad usare metri tradizionali come il giambo e l'anapesto, con il mantenimento della pausa intonazionale alla fine del verso. Ma già nel 1961 cominciò i suoi smembramenti intonazionali che portano la pausa al centro del verso, e lo sviluppo della frase di lunga estensione con sintassi complessa che si spande da verso a verso e anche da una strofa all'altra tramite enjambement. Riguardo alla figuratività semantica sono notevoli le immagini mitologiche, storiche e l'imagery religioso che introducono i temi che diventeranno centrali per la sua opera: la fede, il tempo, la poesia e il linguaggio. In questi anni Brodskij inizia a sviluppare come principio estetico l'identificazione dell'uomo con la parola. Nella poesia Глаголы (Verbi) i cittadini sovietici si identificano con i verbi:


Меня окружают молчаливые глаголы
похожие на чужие головы [...]
 
Каждое утро они идут на работу

(Mi circondano verbi silenziosi/simili a teste estranee [...] Ogni mattina vanno al lavoro).


Nel 1962 Evgenij Regin presentò Brodskij ad Anna Achmatova che in seguito lo chiamò il più interessante e promettente giovane poeta russo della sua generazione. Tuttavia prima che Brodskij considerasse l'Achmatova come la sua guida ci volle più tempo e, in ultima analisi, l'Achmatova non ebbe un'influenza stilistica su Brodskij, ma spirituale e culturale. Secondo V. Poluchina "alla concisione di espressione dell'Achmatova egli preferiva poesie lunghe, pesanti discorsi logici caricati di inversioni ed enjambement; alla sua scarsità di metafore gli opponeva un'abbondanza di tropi, talvolta costruiti interamente su arguzie e paradossi."

Per quanto riguarda gli studi sugli scrittori europei e occidentali come Proust, Joyce, Beckett, T.S.Eliot e Frost, Brodskij poteva seguirli tramite samizdat. Allo stesso modo conobbe le opere dei filosofi religiosi russi Berdjaev e ?estov. Le letture di Brodskij compresero in quegli anni anche Dostoevskij, Mandel'?tam e mediante samizdat Pasternak e Cvetaeva. Brodskij ha sempre stimato quest'ultima al di sopra dei suoi contemporanei russi, considerandola un'innovatrice sul piano formale. Fu grazie alla sua poesia che Brodskij imparò ad utilizzare complesse costruzioni sintattiche, pause e lineette, la sincerità e un punto di vista senza compromessi. E ciò che Brodskij dice della Cvetaeva per la maggior parte si può attribuire anche a Brodskij.
Nel 1963 Brodskij tradusse alcuni poeti: il cubano Hernandez, lo iugoslavo Rakic e il polacco Galczynski. Per la lettura di queste opere Brodskij fece una delle sue rare apparizioni pubbliche in Unione Sovietica, alla casa degli scrittori di Majakovskij. Brodskij imparò le varie lingue da autodidatta per motivi di cultura personale ma con le traduzioni poté anche fare alcuni contratti con le case editrici.
Nello stesso anno Brodskij scrisse quelli che sono considerati i capolavori della sua giovinezza: le poesie lunghe ovvero i poemi Большая элегия Джону Донну (Grande Elegia a John Donne) e Исаак и Авраам (Isacco e Abramo). In generale in questo anno Brodskij fu molto fecondo: secondo V. Poluchina "in una raccolta di quattro volumi della poesia di Brodskij del samizdat di Maramzin ci sono circa trenta poesie lunghe e brevi (più di 2000 versi), datati 1963."

Le poesie di Brodskij erano anche cantate nelle serate di poesia in cui si riunivano i giovani poeti e intellettuali leningrandesi 

per ascoltare gli autori che avevano avuto il coraggio di abbandonare il canone poetico del realismo socialista staliniano e i suoi versi elementari. [...] estranei a qualsiasi innovazione. I poeti della nuova generazione si distinguevano per il desiderio di sperimentazione formale e per la scelta di tempi esplosivi.

Malgrado la poesia di Brodskij avesse un carattere apolitico, il suo linguaggio era estraneo alla letteratura sovietica ufficiale:

il poeta, se è davvero tale, qualunque cosa dica, usa un linguaggio suo e questo è già un reato. Il regime, infatti, ha codificato tutto, anche il linguaggio, [...]. C'è un lessico pietrificato ad uso degli artisti della parola: chi ne usa un altro è un "deviato" o un provocatore. E' uno "che si mette in proprio".


Così anche Brodskij fu sottoposto alla vigilanza delle autorità sovietiche come possibile sovversivo, ma un ingrediente del motivo della persecuzione di Brodskij da parte dello stato fu anche l'Antisemitismo.



2. BRODSKIJ NELL'ESILIO RUSSO.

Brodskij fu arrestato tre volte: nel 1961 e nel 1962 fu imprigionato, interrogato, trattenuto senza un'accusa formale e presto rilasciato per mancanza di motivi sufficienti. Brodskij racconta:

    "Gli agenti del kgb fecero irruzione in casa mia, a Leningrado, e buttarono tutto all'aria. Poi mi caricarono su un'auto e mi portarono al comando dove mi tennero per tre giorni interrogandomi su tutto: le mie idee, i miei amici, il mio modo di vivere. Gli interrogatori si sa come avvengono: insulti, minacce, promesse di clemenza [...] Il carcere a Leningrado è nello stesso palazzo del kgb, è un po' come la Lubjanka di Mosca. Nelle celle si accede dall'interno, attraverso un ponticello che io chiamo "il ponte dei sospiri". L'edificio ha cinque piani, più tre sotterranei. Sopra sembra un ministero, sotto, un luogo di tortura. [...] Alla terza, me la diedi a gambe ma appena in strada mi misi a ridere: dove potevo andare? Così tornai indietro e mi consegnai agli agenti".

Il 4 maggio 1961 il decreto della lotta contro i parassiti fu approvato e fu immediatamente usato a fini politici. Il terzo arresto fu «preparato» da alcuni fatti spiacevoli. Il 29 novembre 1963 venne pubblicato sul quotidiano «Вечерний Ленинград» un articolo dal titolo Окололитературный трутень (Un parassita semi-letterario). L'articolo era firmato con i cognomi Lerner, Medvedev e Ionin, ma il principale promotore dell'accusa a Brodskij fu Lerner, un ex capitano del Kgb, che sottopose all'attenzione del segretario del compartimento di Leningrado dell'Unione degli scrittori - il poeta Aleksandr Prokof'?ev - dei versi immorali attribuiti a Brodskij, inculcandogli l'idea sulla necessità di ottenere un trasferimento di Brodskij da Leningrado. Inoltre convocò una riunione dei membri del Comitato dell'Unione degli scrittori, senza invitare nessuno degli scrittori che conoscevano Brodskij personalmente o conoscevano le sue opere, in cui fu presa la decisione di rinviare Brodskij a giudizio come parassita. Infine Lerner rese complice un altro membro dell'Unione degli scrittori, E. Voevodin, di una relazione che risultasse provenire dalla commissione nonostante che il presidente D. Granin non ne fosse al corrente. La relazione che conteneva opinioni nettamente sfavorevoli e accusava le poesie di Brodskij come pornografiche e antisovietiche fu introdotta inaspettatamente durante il processo.
Alcuni giorni dopo Brodskij fu arrestato con l'accusa di parassitismo e inizialmente imprigionato nelle famose «Croci». Poi fu internato fino al 5 gennaio 1964 all'ospedale psichiatrico Ka?cenko di Mosca.
Tutte le azioni in difesa di Brodskij furono ignorate: lettere, telegrammi e telefonate all'amministrazione dell'Unione degli scrittori, al Comitato del Partito di Leningrado, e a Kru?cev al Comitato Centrale da parte di Dimitrij ?ostakovic, Samuil Mar?ak e Kornej Cukovskij - tre premi Lenin che il professor Etkind e la giornalista Frida Vigdorova con l'aiuto di Anna Achmatova riuscirono a schierare in favore di Brodskij - rimasero senza risposta. L'Unione degli scrittori di Leningrado rifiutò di difendere Brodskij, rimettendolo al tribunale.

Fra il gennaio e il febbraio 1964 Brodskij si nascose spostandosi continuamente, su consiglio dei suoi amici, in luoghi diversi. Ma appena ritornò a Leningrado fu arrestato. Il 18 febbraio ebbe luogo la prima udienza del processo al tribunale del distretto Dzer?inskij di Leningrado, udienza che fu rimandata a richiesta del difensore affinché Brodskij fosse sottoposto ad una visita medica per chiarire se lo stato della sua salute non impedisse il mantenimento di un lavoro regolare.
Il breve interrogatorio di Brodskij in questa udienza divenne famoso grazie agli appunti della Vigdorova, i quali insieme all'interrogatorio della seconda udienza (finché il giudice non le ordinò categoricamente di smettere di prendere appunti) furono esportati di contrabbando e stampati su parecchi giornali in Occidente: 
in tal modo il processo di Brodskij diventò una internazionale cause célèbre. Se ne citano qui brevemente i passi più significativi:

GIUDICE: Di che cosa si occupa?
BRODSKIJ: Scrivo poesia. Traduco. Suppongo...
GIUDICE: Niente "suppongo". Si alzi dritto in piedi! Non si appoggi alla parete! Guardi la corte! Risponda alla corte correttamente! (A me): La smetta di prendere appunti immediatamente, o la dovrò espellere dalla sala! (A Brodskij): Ha un lavoro fisso?
BRODSKIJ: Pensavo che fosse un lavoro fisso.
GIUDICE: Risponda precisamente!
BRODSKIJ: Scrivevo poesia. E pensavo che fosse stata stampata. Suppongo...
GIUDICE: Non siamo interessati in quello che "suppone". Risponda per quale ragione non ha lavorato.
BRODSKIJ: Ho lavorato. Ho scritto poesia.
[...]
GIUDICE: Per quanto tempo ha lavorato?
BRODSKIJ: Approssimativamente...
GIUDICE: Non siamo interessati all'approssimativamente!"
BRODSKIJ: Cinque anni.
GIUDICE: Dove ha lavorato?
BRODSKIJ: In una fabbrica. Con un gruppo geologico...
GIUDICE: Quanto tempo ha lavorato nella fabbrica?
BRODSKIJ :Un anno.
GIUDICE: Facendo che cosa?
BRODSKIJ: Ero fresatore.
[...]
GIUDICE: Ma in genere qual'è la sua specialità?
BRODSKIJ: Sono un poeta, un poeta-traduttore.
GIUDICE: E chi le ha detto che lei è un poeta? Chi l'ha incluso nell'ordine dei poeti?
BRODSKIJ: Nessuno. (Non sollecitato) E chi mi ha incluso nell'ordine della razza umana?
GIUDICE: Lo ha studiato?
BRODSKIJ: Che cosa?
GIUDICE: Essere un poeta? Non ha finito la scuola dove preparano... dove insegnano...
BRODSKIJ: Penso che non si può ottenere dalla scuola.
GIUDICE: Come allora?
BRODSKIJ: Penso che... (disorientato) venga da Dio...

Il tribunale deliberò che Brodskij fosse sottoposto ad un esame giudiziario psichiatrico per determinare se soffrisse di qualche malattia psicologica e se questa malattia non permettesse di mandarlo in esilio ai lavori forzati. Fu invece rifiutata la richiesta del difensore di scarcerare Brodskij fino alla ripresa del processo.
Brodskij trascorse tre settimane nell'ospedale psichiatrico di Leningrado. A questo periodo si deve probabilmente la composizione di una delle più belle opere di Brodskij: il poema Горбунов и Горчаков (Gorbunov e Gorčakov, 1965 - 68). E Brodskij ricorda quei giorni come il momento più duro in Unione Sovietica:

    "Mi facevano punture calmanti terribili. Mi svegliavano in piena notte, mi facevano un bagno gelato, mi stringevano dentro un asciugamano umido e mi mettevano accanto al calorifero. Il calore seccava l'asciugamano e mi tagliava la carne".

Nella seconda udienza, il 13 marzo 1964 si lesse il risultato dell'esame medico il quale determinava che, nonostante Brodskij presentasse qualche tratto psicopatico nel suo carattere, era capace di lavorare e pertanto le misure di punizione previste dal decreto sui parassiti erano applicabili. In questa seduta, dopo un nuovo interrogatorio a Brodskij simile al precedente, intervennero alcuni testimoni d'accusa e di difesa. Il fatto più paradossale di queste testimonianze fu che i testimoni della difesa (la scrittrice e filologa N. Grundnina, supervisore dell'opera dei giovani poeti; il professor E. Etkind, specialista di letteratura tradotta, membro dell'ufficio della divisione dei traduttori e membro del comitato che sovraintende le opere dei giovani autori; il professor V. Admoni, storico letterario, linguista e traduttore - entrambi professori dell'Istituto Herzen -) nonostante conoscessero Brodskij personalmente e avessero seguito il suo lavoro letterario e le sue traduzioni, apprezzando entrambi e sottolineando l'enorme professionalità di Brodskij nel tradurre che gli permetteva di avere già un impiego legittimo e remunerativo, non furono presi in considerazione. Furono invece considerati come autorevoli i testimoni dell'accusa che non conoscevano Brodskij personalmente, né le sue opere (o per lo meno conoscevano alcuni versi che non fu possibile accertare se fossero di Brodskij) ma che, basandosi su certi documenti non verificati e sull'articolo pubblicato alcune settimane prima, espressero giudizi di biasimo sulla sua opera e sulla condotta morale le quali avrebbero influenzato negativamente i giovani.
I documenti non accertati e introdotti nell'udienza furono la già menzionata relazione compilata da Voevodin e varie lettere di coloro che avevano giudicato Brodskij sulla base di quell articolo tendenzioso. I documenti furono presentati dal pubblico ministero F. Sorokin che insultò brutalmente sia Brodskij definendolo parassita, maleducato e persona moralmente sudicia, sia i suoi difensori chiamandoli feccia e con vari nomi di insetti. Dimostrò in questo modo di non possedere prove obiettive contro Brodskij e di essere «costretto» ad usare metodi inammissibili. Le lettere mandate alla redazione del quotidiano e i telegrammi in favore di Brodskij non furono presentati.
Alla fine dell'udienza il giudice Savel'eva lesse la seguente sentenza secondo il resoconto stenografico della Vigdorova:

Brodskij sistematicamente non adempie ai doveri di cittadino sovietico riguardo al benessere personale e la produzione di ricchezze materiali, il che è evidente dai frequenti cambiamenti di lavoro. Fu avvertito dagli agenti della Sicurezza Nazionale nel 1961 e dalla milizia nel 1962. Promise d'intraprendere un lavoro fisso, ma non prese nessuna decisione. Continuò a non lavorare, scrisse e lesse le sue poesie decadenti nelle riunioni serali. Dalla relazione della commissione che sovraintende l'opera dei giovani scrittori appare evidente che Brodskij non sia un poeta. Fu biasimato dai lettori del quotidiano Vecernij Leningrad. Pertanto la corte applicherà l'ordine del 4 febbraio 1961: di mandare Brodskij in una località distante per un periodo di cinque anni di lavori forzati.


In un intervista tuttavia Brodskij dice che lo stenogramma riflette solo un terzo del processo. Ad un certo punto proibirono di prendere appunti. 

Alla fine mi lessero sedici capi d'accusa: stampa e diffusione di materiale antisovietico (cioè l'Achmatova, Pasternak), composizione di versi pornografici (cosa che purtroppo non era vera), epigrammi oltraggiosi rivolti ai capi dell'Unione degli scrittori, e così via, fino all'accusa di corruzione della gioventù (che, a quanto pare, leggeva i miei versi clandestinamente). [...] "Ha qualcosa da dire. a sua discolpa, Brodskij?" Io ho risposto che i casi erano due: o tutte quelle accuse erano vere, e allora meritavo la condanna a morte o non erano vere e allora dovevo essere subito rilasciato. 

Dopo il processo Brodskij venne imprigionato nuovamente alle «Croci» fino al 22 marzo, dopo di che lo deportarono insieme a ladri e assassini al distretto Kono?kij nella regione di Archangel'sk (all'estremo Nord della Russia) dove iniziò a spaccare legna: «era terribile, svenivo, non ce la facevo proprio.» In seguito, aiutato dal capo della polizia locale riuscì a trovare un villaggio nelle vicinanze, Norinskaja, dove si trovava un sovchoz dedito soprattutto all'allevamento del bestiame. Là Brodskij puliva le stalle, trasportava il letame e aiutava a lavorare nei campi. L'ambiente in cui Brodskij viveva, il suo stato d'animo e i pensieri si possono cogliere dalle poesie scritte durante questo periodo in special modo da Новые Стансы к Августе (Nuove stanze ad Augusta, 1964) di cui si riporta la quarta strofa:

     Что ж, пусть легла бессмысленности тень

     в моих глазах, и пусть впиталась сырость

     мне в бороду, и кепка - набекрень -

     венчая этот сумрак, отразилась

     как та черта, которую душе

     не перейти -

     я не стремлюсь уже

     за козырек, за пуговку, за ворот,

     за свой сапог, за свой рукав.

     Лишь сердце вдруг забьется, отыскав,

     что где-то я пропорот: холод

     трясет его, мне в грудь попав.



(Che si stenda pure l'ombra dell'assurdità / nei miei occhi, e che si assorba l'umidità / nella mia barba, e il berretto - a sghimbescio - / coronando questa oscurità, appaia, / come quel segno che l'anima / non deve attraversare - / non aspiro ormai / alla visiera, al bottone, al colletto, / allo stivale, alla manica36. / Solo il cuore ad un tratto comincerà a battere, sentendomi da qualche parte trafitto. Il freddo / lo scuoterà, cadendo nel mio petto.)

Si deve tuttavia concordare con Victor Erlich che a questo proposito afferma:

Sebbene alcune delle più efficaci poesie [...] furono scritte durante questo periodo straziante, la dura prova personale dell'autore riceve un trattamento particolarmente reticente, in verità, quasi obliquo. [...] la musa di Brodskij è breve sull'autocommiserazione.


Brodskij oggi in ogni caso ricorda più serenamente la sua esperienza a Norinskaja:

    Da una parte è stato molto pesante, [...]. D'altra parte è stato uno dei periodi più fecondi della mia vita: avevano molto tempo libero. Il clima era severo, qualche volta non si usciva neanche di casa, e così leggevo e scrivevo molto. [...] poi subentrò qualcosa di più importante, di più profondo che mi segnò per tutta la vita: quando esci di mattina alle sei, nei campi, a lavorare con il sole che si alza, senti che quel gesto è lo stesso di milioni e milioni di altri essere umani. E' allora che avverti il senso della solidarietà umana, direi. Se non mi avessero arrestato e condannato, non avrei avuto quest'esperienza, sarei stato più povero. In un certo modo sono stato fortunato.

Ma fortunatamente il poeta vi trascorse solo diciotto mesi grazie ad una petizione firmata da scrittori russi e stranieri che protestarono contro il verdetto inflitto a Brodskij. Nel novembre del 1965 lo liberarono e tornò a Leningrado con una fama quasi mondiale:

    Mi sembrava di saper tutto, di poter distinguere il bene dal male, [...] Ero in splendida forma interiore. E a un certo punto sembrava che riuscissi perfino a pubblicare i miei versi su qualche rivista importante. 

Vennero pubblicate traduzioni delle sue opere in molte lingue europee (Francese, Tedesco, Italiano, Inglese, Ceco, Ebraico, Norvegese, Polacco, Serbo Croato). E in America appare (anche se non autorizzata del poeta) la sua prima collezione di poesie, Стихотворения и поэмы. Nella seconda raccolta, formata da cinquanta liriche scritte prima del 1963, cinque poemi, e nove liriche nel 1964, si diffonde un senso di impotenza di fronte al male che prevale in un mondo in cui i desideri sono irrealizzabili. Alcune poesie furono pubblicate in Unione Sovietica.
Brodskij continuò il suo lavoro di traduttore soprattutto dei poeti polacchi come Cyprian Norwid, Zbigniew Hebert, Czeslaw Milosz e Kostantin Galczynski. Dei poeti inglesi tradusse Andrew Marvell e John Donne. Le traduzioni di Donne sono state incluse nella seconda raccolta di poesie di Brodskij, Остановка в пустыне che contiene cinquantotto liriche, otto poemi e alcune poesie già stampate nella prima raccolta. In questo gruppo si esprime il dolore per la perdita e la separazione (Эней и Дидона, (Enea e Didone), 1969), anche la perdita dell'amore è il simbolo di privazioni più ampie (Прощайте, мадемуазель Вероника, (Addio Mademoiselle Veronique), 1967). Il racconto di un naufragio (Письмо в бутылке, (Lettera in una bottiglia), 1965) allude al ?affondamento? dei sentimenti. Le liriche del periodo successivo al suo rilascio sono spesso autobiografiche. Parecchie poesie sono meditazioni sull'importanza della cultura (Остановка в пустыне, (Fermata nel deserto), 1966). Un lungo colloquio che s'intreccia in infiniti punti di vista su temi universali è costituito dal poema Gorbunov e Gorcakov.
Negli anni dopo il suo rilascio Brodskij viaggiò a lungo. Trascorse a Mosca l'estate del 1966 con i suoi amici Naiman e Rejin. In inverno viaggiava per la Crimea: fu in Jalta, Gurzuf, Koktebel. Molto spesso andò in Lituania: Vilnius, Palanga, Kaunas. Il ?resoconto? di uno dei viaggi in Lituania fu il ciclo Литовский дивертисмент (Divertimento Lituano, 1971) dedicato a Tomas Venclova in compagnia del quale soggiornò a Vilnius insieme anche al poeta polacco Viktor Voro?ilskij. Tradusse l'opera di Brendan Behan The Quare Fellow e quella di Stoppard Rosencrantz and Guildenstern Are Daed.
Brodskij tuttavia era ancora guardato come un elemento indesiderabile nella società sovietica e, nel 1968, al momento di firmare il contratto per una pubblicazione di una vera e propria raccolta di poesie in Russia sorsero dei problemi inspiegabili:

    Quel giorno cominciarono a menar il can per l'aia, a mandarmi da un redattore a un caporedattore. Evidentemente qualcuno aveva telefonato, qualcuno la sera prima aveva deciso che non si doveva pubblicare Brodskij, visto che già lo pubblicavano all'estero (era uscita una raccolta un po' forzata di miei versi, senza mia autorizzazione, in America). Chissà. Cercavano di spiegarmi che cosa non andava, tiravano in lungo, secondo quella strana etichetta sovietica nei rapporti con l'autore per cui non gli si dice mai direttamente no. "Insomma è si o no?", chiedo. "Se la mette così", mi rispondono, "ma non dovrebbe metterla così, Iosif Alexandrovic, insomma, è no".

Nel 1969 Robert Lowell lo invitò a partecipare al Festival Internazionale della Poesia a Londra ma non gli fu permesso di andare ad un altro invito al Festival dei Due Mondi a Spoleto, l'Unione degli Scrittori Sovietici rispose che non c'era nessun poeta con quel nome in Russia: era stato depennato dalla lista ufficiale degli scrittori russi.
Nel maggio del 1972 gli intimarono l'ultimatum per lasciare il paese: 

    il 10 maggio 1972 mi chiamano e mi dicono: "Approfitti subito di uno dei tanti inviti che le vengono per emigrare in Israele e parta. Le prepariamo il visto in due giorni". "Ma non ho nessuna intenzione di approfittarne". "E allora si prepari al peggio". Non potevo far altro che cedere: sono riuscito al massimo a farmi prolungare i termini fino al 10 giugno ("dopo questa data non ha più carta d'identità, non ha più niente"): volevo almeno passare a Leningrado il mio trentaduesimo compleanno, con i miei genitori, l'ultimo. Quando mi hanno consegnato il visto d'espatrio, mi hanno fatto saltare la fila: c'erano tanti ebrei che aspettavano, che bivaccavano lì in anticamera giorni e giorni in attesa del visto e che mi guardavano esterrefatti, con invidia [...]. L'ultima notte in Urss l'ho passata scrivendo una lettera a Breznev. Il giorno dopo ero a Vienna.

L'espulsione di Brodskij dalla Russia segna la fine del suo secondo periodo creativo. Конец прекрасной эпохи (Fine di un'epoca meravigliosa) è il titolo della sua terza raccolta di poesie e, benché sia stata stampata nel 1977, può essere considerata come riferita da Brodskij a questo periodo, dal momento che la raccolta contiene poesie che vanno dal 1964 al 1971. Poeticamente infatti rappresenta la fine del suo periodo lirico e mostra i primi segni dell'anti-lirismo o meglio di un sistema lirico in cui i sentimenti sono sotto il controllo della ragione, anche se a volte disobbediscono. In Пенье без музыки (Canto senza musica, 1970) la separazione in amore viene espressa attraverso una figuratività geometrica. Due amanti separati nello spazio, sono uniti da una retta da qualche parte su di loro, in cielo, e così si forma un triangolo:

[...] 

     возьми

     перо и чистый лист бумаги

     и перпендикуляр стоймя

     восставь,как небесам опору,

     меж нашими с тобой двумя

     -да, точками: [...] 

[...]

     итак, разлука

     есть проведение прямой,

     и жаждущая встречи пара

     любовников - твой взгляд и мой -

     к вершине перпендикуляра

     поднимется, не отыскав

     убежища, помимо горних

     высот, до ломоты в висках;

     и это ли не треугольник?



(prendi / la penna e il foglio di carta pulito / mettendo una perpendicolare ritta, / come un appoggio al cielo, / fra i nostri due - si punti: [...] così, il distacco / è un tracciamento diretto, / e una coppia d'amanti bramosa dell'incontro / - il tuo sguardo e il mio - / verso la sommità la perpendicolare / sale, senza trovare / un riparo, malgrado le altezze / delle montagne, fino ai reumatismi nelle tempie; / e questo è un triangolo!).

In Памяти Т.Б. (In memoria di T.B., 1968) non si esprime un classico dolore per la perdita dell'amata, ma un sentimento quasi indifferente sotto il quale però si nasconde lo stupore per l'incomprensibilità della morte tanto che nessuna manifestazione di dolore gli sembra adeguata ad un'esperienza così tragica. Anche qui troviamo due amanti ma stavolta separati nel tempo:

Как две прямых расстаются в точке, 
пересекаясь, простимся.
Вряд ли 
свидимся вновь, будь то Рай ли, Ад ли.
 
Два этих жизни посмертной вида 
лишь продолженье идей Эвклида.

(Come due rette che di disgiungono in un punto, / interessandosi, ci congediamo. E' difficile che / ci rivedremo di nuovo, se anche fosse il Paradiso o l'Inferno. / Due di queste vite di aspetto postumo / sono solo la continuazione dell'idea di Euclide.)

In С Февраля по Апрель (Da Febbraio ad Aprile, 1969 - 70) manca il lirismo alla Fine dell'inverno perché il ricordo del male sfuma e le Muse litigano invece di «cantare», ma stanno a banchetto con la loro madre, la dea della Memoria e quindi il male non può essere dimenticato:

В эту зиму с ума 
я опять не сошел, а зима
 
глядь и кончилась[...]
не кончается время тревог,
 
не кончаются зимы.
 
В этом - суть перемен,
 
в толчее, в перебранке Камен
 
на пиру Мнемозины.

(Quest'inverno di senno / di nuovo non sono uscito, e l'inverno / vedi è finito. [...] non ha termine il tempo dell'inquietudine, / non finiscono gli inverni. / Qui sta il nocciolo dei cambiamenti, / nel trambusto, nel bisticcio delle Camene / al banchetto di Mnemosine.)

L'alienazione si comunica in Речь о пролитом молоке (Discorso sul latte versato, novembre 1967). Atmosfere di sonnolenza, inerzia, aridità si sente in Конец прекрасной эпохи (Fine di un'epoca meravigliosa, dicembre 1969). In Post aetatem nostram, 1970 delinea un impero immaginario del futuro in un periodo post-cristiano, identificandolo con l'impero romano pre-cristiano. Le cose sono preferite agli uomini nella sconvolgente Натюрморт (Nature morte, 1971), ma in essa si cela il terrore della morte.

3. BRODSKIJ NELL'ESILIO FUORI DALLA RUSSIA

Nel giugno del 1972 quindi Brodskij arrivò a Vienna vivo, libero ma solo: i manoscritti delle sue poesie, i suoi genitori e il figlio di quattro anni rimasero a Leningrado. Rifiutandosi tuttavia di drammatizzare la sua situazione Brodskij cercò di trarre un insegnamento da tutte le assurdità che si erano presentate nella sua vita:

    Ho cercato molte volte di convincere i miei amici, senza molto successo, in verità, che la cosa più importante è non prendere troppo sul serio quello che ti accade. Se davvero pensi di essere tanto buono, se pensi che nei tuoi confronti si sta compiendo una terribile ingiustizia è una catastrofe. L'unico principio valido è che bisogna sempre, più o meno, aspettarsi il male.

In Austria Brodskij ricevette il primo «risarcimento» delle perdite incontrando il poeta da lui adorato: W.H. Auden. Nel 1969 George L. Kline (professore di filosofia al Bryn Mawr College in Pennsylvania) stava traducendo delle poesie di Brodskij per la casa editrice inglese Penguin e Brodskij avrebbe preferito Auden come ideale autore della prefazione al futuro libro. Il suo desiderio poté realizzarsi e appena giunto a Vienna Brodskij va a trovare Auden nella sua casa estiva nel villaggio di Kirchstetten:

    Volgendomi indietro e ripensando alle conversazioni che ebbi con lui nelle tre settimane successive, in Austria e poi a Londra e a Oxford, odo la sua voce più della mia, anche se, devo dirlo, lo torchiai ben bene sul tema della poesia contemporanea, e specialmente sui poeti in quanto persone. Del resto, era abbastanza comprensibile, dal momento che l'unica frase inglese che sapevo di poter pronunciare senza errori era: "Mr. Auden, che cosa pensa di ... "- e seguiva il nome. [...] Durante quelle settimane in Austria si prese cura delle mie faccende con la sollecitudine di una buona chioccia. Tanto per cominciare, mi arrivarono inesplicabilmente telegrammi e altra corrispondenza indirizzati "c/o W.H. Auden". Poi scrisse all'Accademia dei poeti americani chiedendo che mi procurassero qualche aiuto finanziario. Fu così che ricevetti i miei primi soldi americani - mille dollari per l'esattezza -, destinati a durarmi fino a quando ebbi il mio primo stipendio dalla University of Michigan. [...] poi da Londra mi arrivò - c/o W.H. Auden - un invito a partecipare al convegno "Poetry International" che si teneva al Queen Elizabeth Hall, e tutt'e due prenotammo lo stesso volo della British European Airways. [...] Lui si appoggiò al leggio e per una buona mezz'ora riempì la sala con i versi che conosceva a memoria. Se mai ho desiderato che il tempo si fermasse, fu allora, dentro quella vasta sala scura sulla riva meridionale del Tamigi. Disgraziatamente non si fermò. Anche se l'anno seguente, tre mesi prima che Auden morisse in un albergo austriaco, ci trovammo di nuovo insieme a recitare i nostri versi. Nella stessa sala.

Successivamente nella summenzionata prefazione Auden scrisse di Brodskij:   

non è uno scrittore facile, ma anche una rapida lettura rileverà che, come Van Gogh e Virginia Woolf, ha una straordinaria capacità di immaginare oggetti materiali come segni sacramentali, messaggeri dell'al di là.

Brodskij dedicò due poesie a Auden, scrisse la prima, Elegy, in inglese e la spiegazione della sua scelta è contenuta nel titolo del saggio dedicato allo stesso Auden: Per compiacere un'ombra. E nel saggio stesso:

    Scrivere in inglese era il modo migliore per avvicinarmi a lui, per lavorare sullo stesso terreno, per essere giudicato, se non secondo il suo codice di coscienza, almeno secondo quello spirito o quella qualunque altra cosa che nella lingua inglese ha reso possibile un tale codice di coscienza. [...] Spero soltanto, scrivendo nella sua lingua, di non abbassare il suo livello intellettuale, il suo piano d'osservazione. E' tutto quello che si può fare per un uomo migliore di noi: continuare nel suo filone; in fondo, credo, sta in questo l'essenza di ogni civiltà. [...] Certo, lui era ormai in un luogo dove le barriere linguistiche non avevano molto peso, ma qualcosa mi diceva che forse avrebbe gradito di più le mie parole se con lui mi fossi spiegato in inglese.

Nella seconda poesia dedicata a Auden, in russo con il titolo Йорк (York, 1976) - città natale di Auden che Brodskij visitò nell'estate del 1976 in compagnia di Veronique Schiltz e Diana e Alan Myers - Brodskij ricorda il loro incontro. E' possibile infatti notare che l'ultima parte della prima strofa:

И твой голос -- "Я знал трех великих поэтов.
Каждый
 был большой сукин сын" -- раздается в моих ушах 
с неожиданной четкостью.
Я замедляю шаг

(E la tua voce - «Conobbi tre grandi poeti. Ognuno / era un grande figlio di puttana» - risuona nelle mie orecchie / con una chiarezza inattesa. Rallentai il passo) 

sia riportata e spiegata nel saggio:

    Dietro questo desiderio non s'è vanità, ma una certa fisica umana che spinge una minuscola particella verso una grossa calamita, anche se alla fine ti può succedere di fare eco alle parole di Auden: "Ho conosciuto tre grandi poeti, tutti e tre gran figli di puttana". Io: "Chi?". Lui: "Yeats, Frost, Bert Brecht". (Be', per Brecht aveva torto: Brecht non era un grande poeta). 

Nel 1972 Brodskij conobbe anche un altro poeta da lui stimato, Robert Lowell, al Festival Internazionale della Poesia durante il quale Lowell lesse le poesie di Brodskij in inglese e Brodskij le recitò in russo. In seguito Lowell invitò Brodskij a Kent e nel 1975 si incontrarono all'Università del Massachusetts e Brodskij fu di nuovo invitato nella casa di Lowell a Brooklyn. Nel 1977 Brodskij dedicò a Lowell una poesia in sua memoria in inglese: Elegy: For Robert Lowell.
Nello stesso anno Brodskij diventò cittadino americano. Questo è il motivo per il quale gli americani si riferiscono a Brodskij, (a nostro parere impropriamente) come «Russian - born American poet» e cambiano il suo nome senza traslittarlo in Joseph Brodsky.
Sempre nel 1977 venne pubblicata la quarta raccolta con il titolo Часть Речи (Una parte del discorso), formata da quarantadue poesie. In questa raccolta i viaggi lasciano la loro traccia, tuttavia come sostiene A. Losev 

    è erroneo [...] ascrivere al genere dei viaggi quasi tutta la lirica di Iosif Brodskij degli ultimi anni, [...]. L'esilio è qualcosa di completamente contrario al viaggio. [...] Il viaggiatore vede intorno svariati paesi, l'esiliato tutto il tempo la sola NON-patria.

Sostanzialmente d'accorso con Losev bisogna tuttavia aggiungere che Brodskij non descrive semplicemente il luogo della visita ma ne fa un commento lirico, filosofico, storico, letterario su cui spicca la sua personalità. Una delle migliori poesie di questo tipo è Декабрь во Флоренции (Dicembre a Firenze, 1974) in cui Brodskij sente di Firenze l'affinità del suo destino con quello di Dante (malgrado che Brodskij in nessun luogo lo chiami per nome). Le immagini della città e i pensieri di Brodskij si fondono talmente che al posto di Dante, 
Firenze e l'Arno si potrebbero scorgere Brodskij, Leningrado e il Neva:

Есть города, в которые нет возврата. 
Солнце бьется в их окна, как в гладкие зеркала. То есть, 
в них не проникнешь [...].
Там всегда протекает река под шестью мостами.
 
Там есть места, где припадал устами
 
тоже к устам и пером к листам. И
 
там рябит от аркад, колоннад, от чугунних пугал;
 
там толпа говорит, осаждая трамвайный угол,
 
на языке человека, который убыл.

(C'è una città in cui non c'è ritorno. / Il sole batte nelle sue finestre, come su specchi lisci. Cioè / , in essi non penetri [...]. Là sempre scorre il fiume sotto sei ponti. / La c'è un posto, dove si serrò con le labbra / anche alle labbra e la penna ai fogli. E / là s'increspa dalle arcate, colonnate, dai spaventapasseri di ghisa; / là la folla parla, sovraccaricando l'angolo tranviario, / nella lingua dell'uomo che morì)

Altre poesie che dipingono il quadro del luogo con gli occhi non del turista, ma del poeta sono: В озерном краю (Nel paese dei laghi, Ann Arbor Michigan, 1972) «Осенний вечер в скромном городке...»Sera d'autunno in una modesta cittadina...»), Лагуна (La laguna, 1973), Темза в Челси (Il Tamigi a Chelsea, 1974); Мексиканский дивертисмент (Divertimento Messicano, 1975), Колыбельная Трескового Мыса (Ninnananna del capo di merluzzo [o Cape Code], 1975).
In questa raccolta sono contenute inoltre due delle poesie «classiche» di Brodskij: Сретенье (Nunc Dimittis, marzo 1972) e Одиссей Телемаку (Odisseo a Telemaco, 1972). La situazione dell'esilio in un triplo senso: politico, fisico e ontologico si esprime in 1972 год(Anno 1972, 18.12.'72). Il punto di partenza per una meditazione su Dio e l'uomo è la svolazzante Бабочка (La farfalla, 1972). Il ciclo di poesie brevi che dà il titolo all'intera raccolta esprime la situazione psicologica del poeta in esilio tramite l'alienazione del linguaggio.
Per ciò che riguarda l'evoluzione poetica si è già accennato al fatto che Brodskij, lasciando la Russia, conclude il suo periodo lirico: «Con il viaggio fisico via dalla sua città natale, Brodskij ha iniziato il suo viaggio anti-lirico», sostiene la Poluchina. I sentimenti si fanno più nascosti, le emozioni più controllate e il sistema poetico di Brodskij volge in direzione del razionalismo, dell'estrazione e soprattutto verso un tono neutrale. Lo stesso Brodskij asserisce:

    negli ultimi dieci o quindici anni, diciamo dieci, del tutto consapevolmente, cerco di liberare i versi da effetti esteriori. Cioè cerco di non alzare la voce, ma, al contrario, di diminuire la voce.

Risultano invece conservate e sviluppate le componenti originali della sua poesia quali: l'immediatezza e sincronismo nella percezione della realtà e la sua istantanea trasposizione su un piano metafisico, in altre parole la facoltà di guardare nello stesso momento in diverse direzioni comunicando all'istante i vari punti di vista ma con i propri occhi, cioè gli occhi di un poeta dotato di una profondità di visione impareggiabile; la densità di pensiero nel raggiungere l'essenza dei problemi umani riassumendoli in una definizione sintetica; l'inventività introdotta da una rete di metafore e similitudini che coinvolgono spesso la materializzazione dell'astratto (soprattutto il linguaggio), il trasferimento di caratteristiche umane al mondo non umano, l'identificazione dell'uomo e del poeta con il linguaggio; l'ironia e/o l'autoironia nella presentazione di sentimenti forti; ma più di tutto si consolida la percezione e descrizione del mondo attraverso il prisma del linguaggio. Non a caso la quarta raccolta, Часть Речи che contiene poesie composte dal 1972 al 1976 porta il titolo simbolico dell'inizio della nuova realtà di Brodskij, in cui egli è rimasto solo con il proprio linguaggio «che non intendo abbandonare e da cui spero di non essere abbandonato»:

От всего человека вам остается часть 
речи. Часть речи вообще. Часть речи.

(Di tutto l'uomo vi rimane una parte / del discorso. Una parte del discorso in genere. Una parte del discorso.)

Dal 1972 per i successivi nove anni Brodskij mantenne la carica di poet-in-residence all'Università del Michigan ad Ann Arbor presso il Dipartimento di lingue e letterature slave. Tenne numerose 
conferenze di letteratura comparata, di poesia russa ed inglese, e studi classici in svariate università americane. Si trasferì quindi a New York insegnando «a interpretare la poesia» in due università americane. Nel frattempo nel 1978 ricevette una laurea honoris causa di Dottore in Lettere dall'Università di Yale. Nel 1979 vinse il Premio Feltrinelli per la poesia e il Premio Mondello per la letteratura. Divenne membro dell'Accademia Bavarese delle Belle Arti e dell'Accademia americana delle Arti e Scienze. Quando, però Evtu?enko fu eletto dall'Accademia americana il 20 maggio 1987 Brodskij un mese dopo si dimise.
Brodskij viaggiò molto sia in America sia in Europa, da turista e da lettore delle sue opere. Con il suo primo stipendio, dopo il primo semestre ad Ann Arbor, trascorse il Natale a Venezia. Da allora Brodskij vi tornò quasi ogni anno:

    Salvo due o tre eccezioni dovute ad attacchi di cuore o ad analoghe emergenze, riguardanti me o qualcun altro, a Natale o poco prima mi sono affacciato ogni anno da un treno/aeroplano/vaporetto/pullman e ho trascinato le mie valigie, cariche di libri e macchine per scrivere, fino alla soglia di questo o quell'albergo, di questo o quell'appartamento.

L'Italia attraeva Brodskij per la sua cultura, le sue arti storiche. Nel 1981 infatti trascorse a Roma quattro mesi leggendo polverosi manoscritti di Orazio, Virgilio e Ovidio. Come risultato di questa esperienza nel 1982 compose Римские Элегии (Elegie Romane):

    scrissi i versi su ciò che pensavo, che sentivo e, in quel momento, volevo mettere sulla carta. [...] Ma come sempre quando si scrive su qualcosa, si aggiunge qualcosa della vita precedente, o se ci si riesce, della vita futura.

Nell'intervista Brodskij rivela di aver paragonato la propria situazione con quella di Goethe a Roma; probabilmente fu per questo motivo che diede ai suoi versi dedicati a questa città lo stesso titolo dell'opera di Goethe. Brodskij svela inoltre che fra i nomi classici di donna citati nell'elegia si celi quello di una ragazza romana con cui Brodskij ebbe una storia d'amore, d'altra parte:

Лесбия, Юлия, Цинция, Ливия, Микелина.

(Lesbia, Giulia, Cinzia, Livia, Michelina.) 

erano i nomi delle donne amate dai vari poeti latini.
Credendo (e forse sperando) che Brodskij abbia potuto sentire una certa affinità fra la più classica delle città italiane e San Pietroburgo, la più classica delle città russe, rivolsi a Brodskij la mia domanda, ma ricevetti una risposta negativa.
Brodskij in quel momento non colse l'aspetto artistico che le due città possono avere in comune, ma nel pensare a Roma ne intravide solo l'immagine di capitale imperiale. Immagine che a parere di Brodskij non si riflette in nessuna delle città russe: «L'unica che assomigli a Roma, che ha una certa somiglianza con Roma è New York. E' lo stesso principio imperiale, cioè lo slancio verso la grandiosità.» O più semplicemente nella mente di Brodskij fra i due termini di paragone che comprendessero San Pietroburgo e una città italiana, quest'ultimo posto era già stato occupato da Venezia, per motivi di affinità geografiche e meteorologiche collegate da motivi spirituali. Brodskij coglie una somiglianza fra la nostra città e la sua città natale ancora prima di conoscerla, leggendo una storia ambientata a Venezia:

    L'atmosfera era crepuscolare e pericolosa, la topografia era complicata da un gran numero di specchi; [...] La cosa principale era che la storia si snodava in capitoletti di una pagina o una pagina e mezza. La loro rapida successione dava il senso di tante strade umide, fredde, anguste, [...] Per uno nato dalle mie parti, la città che affiorava da quelle pagine era facilmente riconoscibile e sembrava un prolungamento di Pietroburgo, una sua proiezione in una cornice storica migliore e, ovviamente, a una latitudine migliore.

L'acqua è l'elemento che unisce le due città fisicamente e l'amore di Brodskij per l'acqua le accomuna spiritualmente:

    Ho sempre aderito all'idea che Dio sia tempo, o almeno che lo sia il suo spirito. [...] In ogni caso ho sempre pensato che se lo spirito di Dio aleggiava sopra la faccia dell'acqua, l'acqua non poteva non rifletterlo. Da qui il mio debole per l'acqua, per le sue pieghe, rughe, increspature e - poiché sono un nordico - per il suo grigiore. [...] E' questo, in definitiva, che ti porta a questa città - al mondo che la marea porta l'Adriatico e, per estensione, l'Atlantico e il Baltico. 

Brodskij visitò anche l'Inghilterra: nel 1979 e 1981 prese parte al Festival Internazionale della Poesia a Cambridge. Nel 1978 e 1985 tenne conferenze e letture pubbliche in numerose università britanniche. Dedicò all'Inghilterra il ciclo di poesie В Англии (In Inghilterra) che fu pubblicato in una edizione limitata di solo sessanta copie per il suo compleanno.
Nel 1983 viene pubblicata la raccolta Новые Стансы к Августе (Nuove stanze ad Augusta), che contiene le cosiddette liriche ?d'amore? (dal 1962 al 1982) dedicata ad una non identificata donna se non tramite le iniziali L.B. La raccolta che comprende poesie stampate su tutte e quattro le raccolte precedenti e anche poesie inedite, è stata indicata dallo stesso Brodskij come modello per la composizione di una raccolta di sue opere e si è indicato fra virgolette d'amore perché questo genere di poesia è strettamente connessa con una comprensione filosofica della vita.
Nel 1986 è stata pubblicata una raccolta di saggi in inglese, Less than one (Meno di uno) che si può considerare: 1) un'amplificazione delle poesie 2) un commento alla sua opera 3) un'autobiografia. Quanto al primo punto si può osservare che la sua prosa contenga lo stesso sistema metaforico e la stessa indentità semantica della poesia.
Quanto al secondo punto quando Brodskij tratta degli altri scrittori e della loro opera è come se parlasse di se stesso. Ciò si può evincere da molti argomenti trattati in questo lavoro. Quanto al terzo punto è stato già spiegato all'inizio di questo capitolo (cfr. p. 8 - 9) ma in ogni caso qui si può affermare che autobiografica sia tutta l'opera di Brodskij, dal momento che la memoria s'intreccia sempre alla riflessione.
Il 10 dicembre del 1987, all'età di 47 anni, Brodskij fu il quinto russo a ricevere il premio Nobel per la letteratura, preceduto da I. Bunin (1933), B. Pasternak (1958), M. ?olochov (1965) e A. Sol?enicyn (1970). La rivista letteraria «Нов
ый Мир» fece finalmente conoscere anche in patria (malgrado Brodskij da anni fosse letto segretamente) le sue poesie ma solo dopo che il suo titolo fu annunciato; poiché il Nobel:

    Ha complicato le cose. La pubblicazione rischia di apparire come dettata dalle circostanze, è diventato un caso politico. La decisione ha superato ormai le competenze del collegio redazionale ed è salita in alto, verso le alte sfere, dove si sente solo il frullo delle ali dei serafini. Non mi meraviglierei se non se ne facesse niente o se la cosa finisse con qualche scelta fiacca.

Oggi Brodskij è ampiamente pubblicato in Unione Sovietica. Già a partire dal 1990 sono apparse diverse raccolte di poesie e studi sempre più numerosi vengono pubblicati sulle riviste sovietiche come testimonianza di una completa «riabilitazione».
In questo modo Brodskij ancora una volta profetizzò il suo destino quando, nella lettera indirizzata a Bre?nev alla vigilia della sua partenza scrisse: «I poeti ritornano sempre, in carne o sulla carta. Voglio credere che ambedue siano possibili». Entrambi i desideri divennero realizzabili, tuttavia Brodskij è ritornato in patria «sulla carta» ma il suo rientro «in carne» non risultò così semplice.  Il motivo di questa sua riluttanza è desumibile dalle pagine di La condizione che chiamiamo esilio in cui Brodskij fa un consuntivo fra gli effetti negativi e positivi che l'esilio produce su uno scrittore propendendo per quelli positivi (primo fra tutti, la condizione metafisica dell'esilio - intrinseca per un poeta). E si può leggere fra le righe della sua risposta nell'intervista. Nonostante Brodskij adduca svariati motivi - sicuramente legittimi - ci sembra di poter affermare, partendo dalla frase «E' come tornare dalla patria moglie», che tali motivi siano solo dei pretesti per velare (come Brodskij fa sempre) i suoi sentimenti di orgoglio. Brodskij sente di avere un legame indissolubile con il suo primo amore, la Russia, ma lei lo ha respinto facendolo soffrire profondamente. Se Brodskij era indeciso a ritornare ciò significava che ancora non l'aveva perdonata, identificandosi in un certo senso con Dante che umiliato dalla sua Firenze non volle più tornarvi: ?C'è una città in cui non c'è ritorno? e l'epigrafe di Dicembre a Firenze dice: "этот, уходя, не оглянулся..." ("Questi, andandosene, non diede uno sguardo indietro"). O semplicemente non era riuscito a trovare un equilibrio interiore nella sua anima scissa.
Nel 1991 uscì in Italia la meravigliosa opera Fondamenta degli Incurabili, in cui le immagini di Venezia, i pensieri di Brodskij sulla città e i suoi ricordi s'intrecciano creando una prosa, per così dire, poetica:

    Il pizzo verticale delle facciate veneziane è il più bel disegno che il tempo - alias - acqua abbia lasciato sulla terra ferma, in qualsiasi parte del globo. In più esiste indubbiamente una corrispondenza - se non un nesso esplicito - tra la natura rettangolare delle forme di quel pizzo - ossia degli edifici veneziani - e l'anarchia dell'acqua, che disdegna la nozione di forma. E' come lo spazio, consapevole - qui più che in qualsiasi altro luogo - della propria inferiorità rispetto al tempo, gli rispondesse con l'unica proprietà che il tempo non possiede: con la bellezza. Ed ecco perché l'acqua prende questa risposta, la torce, la ritorce, la percuote, la sbriciola, ma alla fine la porta pressoché intatta verso il largo, nell'Adriatico.

Nel novembre del 1992 Brodskij visitò anche la nostra città - Messina -, dove fu protagonista di un ulteriore riconoscimento con l'assegnazione del Premio Internazionale «Città dello Stretto.»
Fu in quell'occasione che mi si delineò la possibilità di conoscere personalmente il poeta che già avevo scelto come argomento della mia tesi di laurea.
La possibilità diventò reale e l'intervista a Brodskij ne è il risultato.

Innamorato dell'Italia, quando comprese che i problemi cardiaci di cui soffriva da tempo si andavano aggravando, espresse il desiderio di venire seppellito nella sua "personale forma del Paradiso": Venezia, la città di acqua e canali, come la natale Leningrado e lì, dal 28 gennaio del 1996, giorno della sua morte, ha trovato per sempre riposo.