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IL CICLO "L'AMICA"
e altri versi - 12

CVETAEVA, Marina Ivanovna (1892-1941) [prec.] [28] [succ.]

17

 

Вспомяните: всех голов мне дороже

Волосок один с моей головы.

И идите себе... - Вы тоже,

И Вы тоже, и Вы

 

Разлюбите меня, все разлюбите!

Стерегите не меня поутру!

Чтоб могла я спокойно выйти

Постоять на ветру.

 

6 мая 1915

17

 

Io più d’ogni altra testa, ricordàtelo,

Ho caro un capelluzzo della mia.

E andatevene... — Anche Voi,

E anche Voi –  sì, anche Voi

 

Finitela, smettetela d’amarmi!

Non mi tendete trappole al mattino!

Che possa uscire un po’ tranquillamente

A starmene nel vento.

 

6 maggio 1915

 

Il vento chiude anche l’ultima poesia di Sonja per Marina: 

Смотрят снова глазами незрячими
Матерь Божья и Спаситель-Младенец.
Пахнет ладаном, маслом и воском.
Церковь тихими полнится плачами.
Тают свечи у юных смиренниц
В кулачке окоченелом и жестком.

Ах, от смерти моей уведи меня,
Ты, чьи руки загорелы и свежи,
Ты, что мимо прошла, раззадоря!
Не в твоем ли отчаянном имени
Ветер всех буревых побережий,
О, Марина, соименница моря!

5 августа 1915

Gettan di nuovo sguardi che non vedono
La Madonna e il Bambino-Salvatore.
C’è profumo d’incenso, burro e cera.
La chiesa s’empie di sommessi canti.
Gocciano le candele sul pugnetto
Intirizzito alle santarelline.

Oh, dalla morte mia strappami via,
Tu, dalle mani fresche ed abbronzate,
Tu, fuggita in un attimo, eccitando!
Non c’è forse nel suono del tuo nome
Il vento d’ogni riva tempestosa?
O, Marina, omonima del mare!

5 agosto 1915

 

Quello stesso 5 agosto in cui mammà Voloshina, da Koktebel’, confida alla solita amica: “Non ho ancora  deciso quando tornerò a Mosca. Dipenderà dal tempo o da come mi sentirò quando resterò sola dopo la partenza (a fine agosto) di Sergej. E’arrivato qui qualche giorno fa, del tutto inaspettato, per riposarsi e godersi un po’ i suoi. Ma Marina e Sonja erano già partite per non so dove nella Piccola Russia [oggi Ukraina], da dei conoscenti di Sonja...

Marina quell’anno aveva portato con sé a Koktebel’, oltre alla figlia Alja, la sorella Asja col piccolo Andrjusha, la bambinaia e il gatto, anche Sonja Parnok e sua sorella Liza. E’ l’estate in cui Mandel’shtam s’intruppa fra gli obormòtniki  [1].  Il 22 luglio tutti tornano a Mosca, tranne Marina e Sonja, che vanno insieme ai Monti Santi, in quel di Har’kov. Da lì Marina scrive una lettera a Lilja, la sorella di Sergej:

Cara, cara Lilen’ka,

Stamani ho aperto la finestra e mi sono stupita – da quanto stormivani i pini. Qui, se non si guarda alla baia di Har’kov, par d’essere in Finlandia: pini, sabbia, erica, frescura, tristezza. Di sera, quando è già buio, c’è una strana inquietudine e angoscia: sediamo davanti al lume a petrolio, i pini stormiscono, le notizie dei giornali non ci escono dalla testa, - a parte il fatto che son già 8 giorni che non so dove sia Sergej, e gli scrivo a casaccio quando a Belostok quando a Mosca, senza speranza d’una pronta risposta. Amo Serjozha per tutta la vita, lui è la mia anima gemella, mai e poi mai mi staccherò da lui. Gli scrivo ogni giorno, tutto il giorno, lui conosce tutta la mia vita, solo delle cose tristi mi sforzo di scrivergli il meno che posso. Sul mio cuore c’è un eterno peso. Con quello m’alzo e m’addormento. – Sonja mi ama molto e io amo lei – e anche questo per sempre, anche da lei non potrò mai staccarmi. Il cuore richiude tutte le lacerazioni dei giorni che mi tocca dividere. La felicità – semplicemente – si vede, non l’avrò mai, e, in genere, non mi si addice. Mai c’è una gioia in me, fin nel profondo. Non son capace di fare del male, ma non posso non fare...” La lettera termina con le parole: “Sonia manda i suoi saluti”...  



[1] Buonannulla, teste di cavolo, come il padrone di casa, Max Voloshin, aveva soprannominato i suoi ospiti (v.  Pagina Matta sul n.8 della rivista web Compagno Segreto, in compagnosegreto.it) 

 

Traduzione dal russo e note di F. Gabbrielli.